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Il Diamante Pappagallo
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Il Diamante Pappagallo
Inviato da Massimo Riva Inviato: Ven Set 24, 2010 7:43 pm Oggetto: IL DIAMANTE PAPPAGALLO
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Il diamante pappagallo (Erythrura psittacea), è un bellissimo rappresentante della vasta famiglia degli estrildidi, in particolare del genere Erythrura, cioè i cosiddetti diamanti di foresta. Infatti assieme al diamante di Kittlitz, al diamante di Tanimbar, al diamante Coloria, al diamante di Peale, al diamante bambù,e ad altre specie non presenti in cattività forma questa omogenea branca degli estrildidi, caratterizzati dal colore di fondo verde, dalle ali corte per volare nel fitto delle foreste pluviali e da varie parti colorate della testa e della coda che caratterizzano ciascuna specie. Il diamante pappagallo, si presenta di un bel colore verde smeraldo nel dorso nell’addome di un verde più smorto e soprattutto di una maschera facciale rossa
intensa, che si estende anche all’alto petto. Il rosso è presente anche nel codione e nelle penne centrali della coda stessa. Il dimorfismo sessuale è poco accennato, infatti le femmine si distinguono dai maschi per una maschera più piccola, per i colori meno brillanti in generale , per il sopraccoda meno rosso e se ci troviamo con animali in estro, i maschi cantano molto e si differenziano anche per aver la cloaca sporgente un po’ come i canarini maschi, cosa che non troviamo in molti altri estrildidi. Con animali giovani però , il sessaggio risulta arduo, in quanto non si notano quelle differenze che si possono avere solo in esemplari adulti. Il diamante pappagallo è endemico dell’isola della Nuova Caledonia, al largo delle coste australiane nell’Oceano Pacifico, infatti come si diceva innanzi è un animale che predilige le zone boscose tipiche di quest’isola, anche se chiaramente di frequente si trova anche nelle radure e nei campi coltivati dove si nutre anche di coltivazioni tipo il riso e altri cereali. Comunque anche se non è abbondante , per fortuna non è ancora in pericolo di estinzione, dato la scarsa presenza umana ed il territorio naturale ancora per la maggior parte intatto. In cattività è ormai ben presente con ceppi domestici di parecchie generazioni dato che come molti altri esotici di origine australiana, non viene più catturato per l’esportazione di soggetti vivi dai lontani anni sessanta. Nonostante questo la sua indole vivace ed irrequieta non la rendono così adatto alla gabbia come il suo parente diamante di Gould, che possiamo ben definire uccello domestico a tutto tondo. Il diamante pappagallo ama molto fare il bagnetto, per mantenere sempre in ottima il soffice piumaggio verde e rosso. E’ senz’altro un uccello pacifico, adatto anche a voliere miste di esotici, ma non è facile far convivere parecchi maschi, che tendono un po’ a litigare per il territorio ed il possesso delle femmine, ciononostante questi scontri non portano mai alla morte del soggetto più debole, ma semmai ad una deplumazione della zone della nuca. Come esperienza di allevamento posso consigliare di provare ad allevare questa stupenda specie a tutti gli allevatori di esotici che vogliono cimentarsi in specie meno comuni del mandarino, del Gould o del coda lunga, i risultati anche se numericamente inferiori come soggetti, saranno però ricompensati dalla soddisfazione di aver riprodotto un animale così bello e dal comportamento così interessante e vivace. Prediligono il nido a casetta chiuso tipico dei Gould, che foderano con materiale vario di origine vegetale, tipo cocco, iuta, cotone, ma non sono bravi nel fare la coppa del nido, perciò consiglio di mettere dentro la cassetta una coppetta un cotone o simile tessuto che si trovano in commercio, così che abbiano la base per foderare il nido e le uova non siano sparse per la cassetta. Infatti i piccoli che nascono dopo circa 15-16 giorni di incubazione, hanno come i Gould le escrescenza buccali rifrangenti , affinché i genitori al buio sappiano dove si trovi la bocca e possano nutrirli bene. Devo dire onestamente che consiglio per lo meno all’inizio di prelevare le uova ai genitori e di metterle a balia a dei buoni passeri del Giappone, così che si abbia maggiore certezza nell’allevamento e crescita della prole. Infatti mentre per la cova in genere i diamanti pappagallo non hanno problemi, possono invece insorgere cattive sorprese alla nascita dei piccoli, cioè piccoli scaraventati dal nido, oppure non nutriti fin dalla nascita o dopo qualche giorno in cui le cose sembravano procedere per il meglio. Questo lo dico specialmente per chi alleva in gabbie da batteria, dove è facile che gli animali si stressino o si spaventino per poco o niente, dato che ancora non sono affatto domestici come altri esotici più comuni. In voliera è probabile, ma non ne ho la prova diretta che invece riescano a portare a buon fine da soli l’allevamento dei piccoli, specie se nutriti con pastone altamente proteico e anche prede di tipo animale, in particolar modo i buffalos, di cui sono molto ghiotti. Sia chiaro che in voliera è meglio tenerli con specie non invadenti tipo il mandarino, altrimenti anche se volessero non riuscirebbero a riprodursi dato che i nidi sarebbero già tutti occupati. Come tutti gli altri esotici adorano la spiga di panico appesa alla gabbia, che non deve mai mancare come pure i sali minerali e il carbone vegetale in linguette portasali. In cattività oltre al tipo ancestrale, sono presenti due mutazioni : la verdemare e la pezzata. La prima è tipo la pastello del Gould, al posto del rosso della maschera vi è un arancio salmone, mentre il verde smeraldo dell’ancestrale vira in un verde acqua cioè un verde più smorto e con un certa percentuale di azzurro , da cui appunto la nomenclatura della mutazione verdemare. La seconda è la pezzata, dove per l’appunto vi sono delle penne lipocromiche gialle che prendono parzialmente il posto di quelle verdi. In genere quando nascono i soggetti pezzati lo sono poco o nulla, ma col tempo e negli anni via via cresce l’intensità della pezzatura e l’animale si presenta con gli anni sempre più giallo. Questo fatto lo accumuna con la famosa razza estinta dai canarini London fancy, che nascevano scuri e che poi con la muta prendevano il caratteristico piumaggio giallo con le ali nere. E’ un peccato che non siano ammessi alle esposizioni come tutti gli altri soggetti pezzati, perché probabilmente se si potessero esporre , la selezione di questa mutazione sarebbe più approfondita e non è escluso che col tempo si arrivi ad animali totalmente gialli e rossi, che sarebbero senz’altro molto appariscenti. Concludo ribadendo la mia soddisfazione nell’allevare e poter osservare questi piccoli splendidi uccelli, che allietano sia col canto, che col loro dinamismo e soprattutto con la loro bellezza i nostri allevamenti, dobbiamo infatti fare di tutto perché in Italia vi sia sempre un ceppo forte e cospicuo di questi soggetti, dato che ormai anche se lo volessimo non si potrebbero più importare dal paese d’origine, visto il blocco totale delle importazione d’esotici nel nostro paese.
Francesco Fattori
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Il diamante pappagallo (Erythrura psittacea), è un bellissimo rappresentante della vasta famiglia degli estrildidi, in particolare del genere Erythrura, cioè i cosiddetti diamanti di foresta. Infatti assieme al diamante di Kittlitz, al diamante di Tanimbar, al diamante Coloria, al diamante di Peale, al diamante bambù,e ad altre specie non presenti in cattività forma questa omogenea branca degli estrildidi, caratterizzati dal colore di fondo verde, dalle ali corte per volare nel fitto delle foreste pluviali e da varie parti colorate della testa e della coda che caratterizzano ciascuna specie. Il diamante pappagallo, si presenta di un bel colore verde smeraldo nel dorso nell’addome di un verde più smorto e soprattutto di una maschera facciale rossa
intensa, che si estende anche all’alto petto. Il rosso è presente anche nel codione e nelle penne centrali della coda stessa. Il dimorfismo sessuale è poco accennato, infatti le femmine si distinguono dai maschi per una maschera più piccola, per i colori meno brillanti in generale , per il sopraccoda meno rosso e se ci troviamo con animali in estro, i maschi cantano molto e si differenziano anche per aver la cloaca sporgente un po’ come i canarini maschi, cosa che non troviamo in molti altri estrildidi. Con animali giovani però , il sessaggio risulta arduo, in quanto non si notano quelle differenze che si possono avere solo in esemplari adulti. Il diamante pappagallo è endemico dell’isola della Nuova Caledonia, al largo delle coste australiane nell’Oceano Pacifico, infatti come si diceva innanzi è un animale che predilige le zone boscose tipiche di quest’isola, anche se chiaramente di frequente si trova anche nelle radure e nei campi coltivati dove si nutre anche di coltivazioni tipo il riso e altri cereali. Comunque anche se non è abbondante , per fortuna non è ancora in pericolo di estinzione, dato la scarsa presenza umana ed il territorio naturale ancora per la maggior parte intatto. In cattività è ormai ben presente con ceppi domestici di parecchie generazioni dato che come molti altri esotici di origine australiana, non viene più catturato per l’esportazione di soggetti vivi dai lontani anni sessanta. Nonostante questo la sua indole vivace ed irrequieta non la rendono così adatto alla gabbia come il suo parente diamante di Gould, che possiamo ben definire uccello domestico a tutto tondo. Il diamante pappagallo ama molto fare il bagnetto, per mantenere sempre in ottima il soffice piumaggio verde e rosso. E’ senz’altro un uccello pacifico, adatto anche a voliere miste di esotici, ma non è facile far convivere parecchi maschi, che tendono un po’ a litigare per il territorio ed il possesso delle femmine, ciononostante questi scontri non portano mai alla morte del soggetto più debole, ma semmai ad una deplumazione della zone della nuca. Come esperienza di allevamento posso consigliare di provare ad allevare questa stupenda specie a tutti gli allevatori di esotici che vogliono cimentarsi in specie meno comuni del mandarino, del Gould o del coda lunga, i risultati anche se numericamente inferiori come soggetti, saranno però ricompensati dalla soddisfazione di aver riprodotto un animale così bello e dal comportamento così interessante e vivace. Prediligono il nido a casetta chiuso tipico dei Gould, che foderano con materiale vario di origine vegetale, tipo cocco, iuta, cotone, ma non sono bravi nel fare la coppa del nido, perciò consiglio di mettere dentro la cassetta una coppetta un cotone o simile tessuto che si trovano in commercio, così che abbiano la base per foderare il nido e le uova non siano sparse per la cassetta. Infatti i piccoli che nascono dopo circa 15-16 giorni di incubazione, hanno come i Gould le escrescenza buccali rifrangenti , affinché i genitori al buio sappiano dove si trovi la bocca e possano nutrirli bene. Devo dire onestamente che consiglio per lo meno all’inizio di prelevare le uova ai genitori e di metterle a balia a dei buoni passeri del Giappone, così che si abbia maggiore certezza nell’allevamento e crescita della prole. Infatti mentre per la cova in genere i diamanti pappagallo non hanno problemi, possono invece insorgere cattive sorprese alla nascita dei piccoli, cioè piccoli scaraventati dal nido, oppure non nutriti fin dalla nascita o dopo qualche giorno in cui le cose sembravano procedere per il meglio. Questo lo dico specialmente per chi alleva in gabbie da batteria, dove è facile che gli animali si stressino o si spaventino per poco o niente, dato che ancora non sono affatto domestici come altri esotici più comuni. In voliera è probabile, ma non ne ho la prova diretta che invece riescano a portare a buon fine da soli l’allevamento dei piccoli, specie se nutriti con pastone altamente proteico e anche prede di tipo animale, in particolar modo i buffalos, di cui sono molto ghiotti. Sia chiaro che in voliera è meglio tenerli con specie non invadenti tipo il mandarino, altrimenti anche se volessero non riuscirebbero a riprodursi dato che i nidi sarebbero già tutti occupati. Come tutti gli altri esotici adorano la spiga di panico appesa alla gabbia, che non deve mai mancare come pure i sali minerali e il carbone vegetale in linguette portasali. In cattività oltre al tipo ancestrale, sono presenti due mutazioni : la verdemare e la pezzata. La prima è tipo la pastello del Gould, al posto del rosso della maschera vi è un arancio salmone, mentre il verde smeraldo dell’ancestrale vira in un verde acqua cioè un verde più smorto e con un certa percentuale di azzurro , da cui appunto la nomenclatura della mutazione verdemare. La seconda è la pezzata, dove per l’appunto vi sono delle penne lipocromiche gialle che prendono parzialmente il posto di quelle verdi. In genere quando nascono i soggetti pezzati lo sono poco o nulla, ma col tempo e negli anni via via cresce l’intensità della pezzatura e l’animale si presenta con gli anni sempre più giallo. Questo fatto lo accumuna con la famosa razza estinta dai canarini London fancy, che nascevano scuri e che poi con la muta prendevano il caratteristico piumaggio giallo con le ali nere. E’ un peccato che non siano ammessi alle esposizioni come tutti gli altri soggetti pezzati, perché probabilmente se si potessero esporre , la selezione di questa mutazione sarebbe più approfondita e non è escluso che col tempo si arrivi ad animali totalmente gialli e rossi, che sarebbero senz’altro molto appariscenti. Concludo ribadendo la mia soddisfazione nell’allevare e poter osservare questi piccoli splendidi uccelli, che allietano sia col canto, che col loro dinamismo e soprattutto con la loro bellezza i nostri allevamenti, dobbiamo infatti fare di tutto perché in Italia vi sia sempre un ceppo forte e cospicuo di questi soggetti, dato che ormai anche se lo volessimo non si potrebbero più importare dal paese d’origine, visto il blocco totale delle importazione d’esotici nel nostro paese.
Francesco Fattori
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aleandra- Novizio
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