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Messaggio Da massimo riva Lun Gen 14, 2013 6:48 pm

Ciao ragazzi,guardate che bel servizio sul Museo della FOI,questo grazie al gran lavoro svolto da Francesco Chieppa,presto ne vedremo altri che riguardano le nostre Associazioni e la nostra Federazione.

Andate all ottavo minuto
http://www.video.mediaset.it/video/l_arca_di_noe/clip/367313/puntata-del-13-gennaio.html

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Messaggio Da Graziano73 Lun Gen 14, 2013 6:54 pm

Bel filmato, prima o poi voglio visitarlo
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Messaggio Da massimo riva Lun Gen 14, 2013 6:58 pm

Ciao Graziano,io lo già visitato parecchie volte e ne vale la pena......si potrebbe organizzare....Basta una telefonata,ricordiamoci che è il NOSTRO Museo Very Happy
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Messaggio Da francoma Lun Gen 14, 2013 7:02 pm

Molto bello il video grazie
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Messaggio Da guanda80 Lun Gen 14, 2013 7:04 pm

quando sono andato a Piacenza ho fatto un giro e devo dire che è veramente bello, soprattutto anche grazie alle spiegazioni che dava il nostro accompagnatore (non ricordo il nome Embarassed ) ma è il signore che si vedere nel video che spiega dei pappagalli... Smile
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Messaggio Da Cristiano Ferrari Lun Gen 14, 2013 7:04 pm

Bello,peccato che Salvatore Cirmi sia in realta' Giovanni Canali... Laughing
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Messaggio Da Graziano73 Lun Gen 14, 2013 7:04 pm

Si Massimo sarebbe bello andare tutti assieme
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Messaggio Da massimo riva Lun Gen 14, 2013 7:29 pm

Cristiano Ferrari ha scritto:Bello,peccato che Salvatore Cirmi sia in realta' Giovanni Canali... Laughing

Infatti Cris....
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Messaggio Da g_iuseppe Lun Gen 14, 2013 8:57 pm

Ho visto il servizio al TG5 di domenica e devo dire che mi è piaciuto, hanno precisato che tutti i pennuti imbalsamati sono morti "naturalmente".
Mi piacerebbe molto andarci anche per vedere "de visu" - non mi embra il caso di dire "dal vivo" Shocked - la gran parte delle specie di pennuti esistenti Very Happy
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Messaggio Da mauro 73 Lun Gen 14, 2013 9:25 pm

Stupendo!!!......peccato solo che il motto FOI è "allevare è proteggere" e non "allevare è impagliare"......con gli occhi degli animalisti sempre puntati addosso non credo che sia un punto a nostro favore!

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Messaggio Da g_iuseppe Lun Gen 14, 2013 9:30 pm

si è vero, però hanno precisato che tutti sono morti naturalmente
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Messaggio Da mauro 73 Lun Gen 14, 2013 9:35 pm

g_iuseppe ha scritto:si è vero, però hanno precisato che tutti sono morti naturalmente

...io su questa cosa sorvolerei..........

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Messaggio Da g_iuseppe Lun Gen 14, 2013 9:39 pm

Suspect No allora sorvoliamo Suspect
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Messaggio Da massimo riva Lun Gen 14, 2013 9:55 pm

mauro 73 ha scritto:Stupendo!!!......peccato solo che il motto FOI è "allevare è proteggere" e non "allevare è impagliare"......con gli occhi degli animalisti sempre puntati addosso non credo che sia un punto a nostro favore!

Il Museo della Specola, in via Romana a Firenze, è una delle sezioni del Museo di Storia Naturale di Firenze ed è il più antico museo scientifico d'Europa[1]. In particolare proprio in questo edificio (palazzo Torrigiani, già Bini) si trovava il nucleo centrale delle collezioni quando fu istituto il museo nel 1775, mentre oggi, dopo la separazione delle collezioni, ospita due collezioni distinte: quella zoologica con esempi di animali conservati soprattutto tramite impagliatura,


MUSEO SCARPA - Treviso
Via San Nicolò


Il Museo Scarpa, nella storia di Treviso, ha sempre rivestito una grande importanza dal punto di vista didattico per le scolaresche e per la cittadinanza essendo unico del suo genere.
Entrambi i Musei, ufficialmente non ancora aperti al pubblico, sono comunque visitabili anche a piccoli gruppi previa prenotazione.
Il Museo Scarpa deve il suo nome al dottore in scienze naturali Giuseppe Scarpa, nato a Treviso nel 1851, che, fin da giovane, iniziò una vasta raccolta di esemplari di animali presenti non solo nella Marca Trevigiana, ma anche provenienti da varie parti del mondo.

Esperto tassonomista ed amante degli animali, ospitò in casa, sita in Via Gualpertino da Coderta, la sua collezione, nonché in alcuni suoi possedimenti, ben 150 esemplari vivi tra mammiferi, uccelli per lo più rapaci, rettili ed anfibi.


È nel 1914 che lo Scarpa decide di donare al Seminario Vescovile la sua vasta raccolta di animali, alcune migliaia, per lo più vertebrati.

Nelle sale del Museo gli animali sono conservati all’interno di alcune vetrine, in recipienti con liquidi fissativi od alcool.

Nel caso di pesci di grandi dimensioni e di uccelli, gli stessi sono stati imbalsamati con arte e perizia dallo stesso Scarpa che ha saputo ritrarre gli animali nelle loro più tipiche e caratteristiche espressioni.



La visita alla parte artistica-monumentale si è conclusa qui ma non si sono concluse le emozioni perché la Nave ospita una grande, stupefacente, importantissima collezione di animali. Il dottor Renato Luca è un grande cacciatore. Per lui la caccia è qualcosa che va ben oltre il semplice passatempo, è una vera passione, costata, oltre all'ingente aspetto economico, grandi rischi, grandi disagi e grandi fatiche. Una dozzina di anni fa ne è nato un libro, Diari di caccia, scritto da lui stesso in modo secco e stringato, proprio come si immagina debba essere il diario di un cacciatore.

La lettura, agevolata da grandi e belle fotografie, è avvincente perché ci porta letteralmente nei cinque continenti del mondo, dalle fredde solitudini dell'Alaska alla torrida savana africana, dalle vertiginose quote delle montagne del Pamir in Asia alle sconfinate distese australiane, per citare solo alcuni delle decine di luoghi esotici di caccia. I Diari ci riferiscono della grande soddisfazione del cacciatore appassionato quando è riuscito a conquistare un ambito trofeo per la propria collezione, ma ci raccontano anche i disagi, le lunghe ed estenuanti marce a piedi o a cavallo per raggiungere i posti più impervi o per inseguire la preda da abbattere, le notti passate in ricoveri di fortuna, i rischi di un colpo mancato, la reazione feroce e letale dei grossi animali feriti, come quella del bufalo, che solo un miracolo ha salvato dalla morte.

La collezione è ordinatissima, come in un museo di prima grandezza. Gli animali sono stati preparati così bene da tassidermisti esperti da sembrare vivi. C'è una prima sala con una ricchissima collezione ornitologica, nella quale non mancano i grandi predatori. In due grandi saloni vi è la più stupefacente collezione di mammiferi selvatici, suddivisi per continente, tutte prede del padrone di casa. Al posto d'onore vi sono i "big five" dell'Africa: il leone, il leopardo, il bufalo, l'elefante e il rinoceronte. Sono gli agognati trofei di tutti gli appassionati di caccia grossa che frequentano i safari. Vi sono poi altri meravigliosi esemplari come il bisonte, l'orso bruno, l'alce, molte specie di antilopi e di gazzelle, per citare solo alcuni esempi. Un altro vanto è la più completa collezione di capre e pecore di montagna conosciuta. Il Dottore mi spiega che è una caccia che lo ha appassionato da sempre perché soddisfa la sua vocazione "montanara". Qualche anno fa, il dottor Luca ha deciso, con un gesto di grande generosità, di lasciare l'intera collezione alla città di Bassano con l'impegno di costruire nella vecchia sede della caserma Cimberle Ferrari un Museo di Storia Naturale. Il progetto prevede anche di ordinare i lasciti Brocchi e Parolini nelle sezioni geologica e botanica in modo da formare, unitamente al lascito Luca per la sezione zoologica, un museo di importanza internazionale, destinato ad aumentare considerevolmente il prestigio di Bassano agli occhi del mondo.



MUSEO DI ZOOLOGIA


I musei zoologici sono musei scientifici, in cui gli "oggetti" depositati ed esposti sono collezioni di animali, o di parti di animali, preparate con tecniche adeguate a garantirne la conservazione e lo studio. Questi sono tradizionalmente tra i più vasti ed antichi musei di storia naturale, per la oggettiva quantità e diversità delle specie animali esistenti e per la immediatezza del rapporto tra l'uomo ed il mondo animale, caratterizzato nel corso del tempo da interesse, curiosità, desiderio di conoscere, e quindi di utilizzare, di "possedere", di classificare, nelle più varie forme delle diverse culture.

Il significato dei musei zoologici si è venuto chiarendo, precisando ed approfondendo con lo sviluppo della zoologia e della biologia in generale: ed insieme a questo, se ne sono precisati i compiti e le funzioni. Così, dagli antichi musei del '600 e del '700, come insieme di oggetti curiosi (il museo del principe, il gabinetto di curiosità naturali), sono sorti i grandi musei del secolo scorso (i musei nazionali), come raccolte di collezioni di provenienza varia e sempre ben precisata, base per gli studi sulla sistematica e sulla distribuzione degli animali. A questi si affiancano oggi i musei locali, come supporto fondamentale delle ricerche ambientali e della conservazione naturalistica.

Al compito primario di semplice conservazione dei materiali zoologici si sono così aggiunti quelli dello studio dei materiali stessi, della interpretazione scientifica, della elaborazione di teorie e della loro verihca, della divulgazione e della esposizione dei risultati ottenuti. Un insieme di ruoli e di compiti complessi ed interessanti per tutta la collettività, che oggi vanno ancor meglio precisati, con lo sviluppo assunto dalle scienze dell'ambiente.

I musei zoologici possono quindi assumere un ruolo di particolare interesse sia nella formazione culturale scientifica sia come supporto teorico e manageriale per la "gestione" ambientale, con la più dettagliata conoscenza territoriale, gli inventari faunistici, la valutazione delle trasformazioni dell'habitat e delle comunità animali.

La zoologia infatti, studiando i fenomeni biologici che riguardano il mondo animale, interviene direttamente nella conoscenza di base di elementi strutturali degli ecosistemi in cui l'uomo è inserito e di cui utilizza le risorse.

I musei zoologici sono anzitutto le "banche dati " della zoologia, gli archivi

in cui vengono conservati i materiali su cui si basa questo studio, e quindi sono costituiti da "collezioni" ordinate secondo una certa logica, in cui sia facile reperire i materiali stessi, come esempi della diversità animale e come testimoni degli studi effettuati. Sono poi i laboratori, in cui gli studiosi cercano di comprendere, di ordinare, di classificare questa diversità, con la ragione e con l'esperienza, che tracciano la storia dell'evoluzione attraverso la filogenesi. Sono infine le mostre in cui, attraverso le raccolte degli esempi, vengono illustrati i problemi relativi agli studi zoologici, in particolare ai livelli sistematico evolutivo, ecologico e zoogeografico, ed i loro risultati.

La zoologia è lo studio della diversità animale. Questa diversità, risultato dei processi evolutivi, si esprime a tutti i livelli di organizzazione: di popolazione e di specie, di comunità e di distribuzione geografica. I livelli sistematico evolutivo, ecologico e zoogeografico sono quindi una valida chiave di lettura del mondo animale, e possono costituire una chiara "idea-guida" nella impostazione della parte espositiva di un moderno museo zoologico.

In questo modo, alle funzioni di "archivio" (le collezioni, cioe la conservazione) e di "laboratorio" (l'interpretazione, cioe la ricerca), il museo aggiunge immediatamente la funzione di "scuola" (l'esposizione' cioe la didattica), di divulgazione scientifica, attraverso l'illustrazione di problemi, e non più di soli oggetti.

Tra i musei universitari romani, il Museo di Zoologia e quello che, oggettivamente, si trova nella situazione piu strana e complessa, con tre nuclei in tre sedi distinte, ognuna delle quali con problemi diversi e particolari. Questa situazione, che rende estremamente difficile lo svolgimento di tutte le funzioni proprie di un museo scientifico, deriva dalla sua storia particolare, durante piu di un secolo di vicende alterne, umane ed accademiche, e di rapporti tra istituzioni diverse, spesso non risolti con chiarezza.

Il Museo di Zoologia è uno dei piu antichi musei scientifici romani, in quanto la sua origine risale all'inizio del XIX secolo, con le collezioni zoologiche dell'Archiginnasio Pontificio, legate alla Cattedra di Storia Naturale e Mineralogia, istituita nel 1804 da Pio VIl. Nel 1824 Leone XII apri la Scuola di Veterinaria, ponendo una maggior attenzione ai gabinetti scientifici, e Gregorio XVI incrementò le collezioni zoologiche con materiali di diversa provenienza ed origine, da donazioni (lui stesso era un appassionato cacciatore), dalle missioni cattoliche, dalla nobiltà romana, costituendo il Museo del Gabinetto di Zoologia e Zootomia. Questo fu reso autonomo da Pio IX, come Museo di Zoologia, nel 1853, con un proprio direttore (Luigi Metaxà) ed una propria sede nel settecentesco Palazzo della Sapienza. Si trattava di tre grandi saloni, con materiali zoologici esposti in vetrine, in modo piu artistico che scientifico, seguendo l'idea guida del "gabinetto di curiosità" del secolo precedente. Pur ricco di materiali interessanti e preziosi, alcuni giunti fino a noi, e pur aperto al pubblico, questo museo non svolse assolutamente il ruolo di centro di aggregazione e di produzione di cultura scientifica che ebbero contemporaneamente altri musei dell'Italia settentrionale e del resto d'Europa.

Questa situazione rimase immutata, dopo l'Unità d'Italia, anche in seguito al trasferimento della capitale da Firenze a Roma e la statalizzazione dell'Archiginnasio Pontificio della Sapienza in Regia Università. La direzione del Museo Zoologico fu assunta da Leone De Sanctis, senza nessun incremento o miglio ramento della situazione preesistente. Nel 1882 furono separati il Gabinetto di Zoologia e quello di Anatomia Comparata, e parte delle collezioni osteologiche ebbero alterne vicende e varie sedi, fino alla realizzazione dell'Istituto di Anatomia Comparata, nel 1929,a Via Borelli, ed alla istituzione dello specifico Museo.

La parte principale delle collezioni zoologiche rimase invece nella sede della Sapienza, nell'Istituto e Museo Zoologico, costituito nel 1883, di cui venne chiamato come direttore, da Modena, Antonio Carruccio (1839-1923). Durante la sua direzione, dal 1883 al 1914, si cercò di realizzare un vero museo di zoologia, con un chiaro progetto culturale, che comprendesse l'incremento delle collezioni, la ricerca sulle stesse, la didattica permanente (il museo fu aperto alle scuole e fu realizzata una guida, nel 1888), il rapporto col territorio (furono iniziate e coordinate ricerche faunistiche sulla provincia romana) e con le associazioni (fu fondata la Società Romana per gli Studi Zoologici). I locali del museo rimasero però sempre gli stessi tre saloni del Palazzo della Sapienza, anche se in parte ristrutturati, e la progettualità di Carruccio fu frustrata dalla mancanza di fondi, di personale e di spazio. Quando nel 1914 il successore di Carruccio, Federico Raffaele (18G2-1937), fondò il vero e proprio Istituto di Zoologia, a Palazzo Carpegna, indirizzato su differenti linee di ricerca sperimentale, lo spazio del vecchio museo, abbandonato a se stesso, era sempre più appetito dai laboratori dell'Istituto, e le collezioni furono imballate e cacciate dall'Università. Nel 1920 l'Istituto e il Museo di Zoologia trovarono spazio temporaneo presso le palazzine del Giardino zoologico ma nel 1927 ne furono cacciati dall'Azienda del Giardino Zoologico e dal Governatorato di Roma, e finirono al Policlinico, nell'edificio di Patologia umana ed Anatomia patologica. Qui l'Istituto di Zoologia rimase "provvisoriamente" fino al 1971, quando ottenne, sotto la direzione di Pasquale Pasquini (1901-1977), la sede definitiva attuale di Viale dell'Università, nell'istituto già di Medicina legale. Le collezioni museologiche, invece, in seguito ad una convenzione stipulata nel 1932 tra l'Università ed il Comune di Roma, andarono a costituire il Museo Civico di Zoologia, presso il Giardino zoologico. Dopo il 1932, le collezioni di questo Museo, quasi senza rapporti con l'Istituto, furono incrementate da vari lasciti e con materiale dello zoo, di cui il Museo è sempre stato considerato una appendice, priva di mezzi e di personale specifico, di progetti e di autonomia culturale.

Qualche collezione, per lo più ad uso didattico, seguì invece le sorti dell'Istituto di Zoologia, dove si andarono poi accumulando, a partire dagli anni '60, importanti raccolte zoologiche radunate durante i programmi di ricerche faunistiche, in Italia ed in vari paesi di vari continenti, condotte dai ricercatori dell'Istituto, oltre alle collezioni specialistiche dei ricercatori stessi. Nel 1979 fu istituita la Sezione Museo dell'Istituto di Zoologia, che rimase comunque senza personale e senza spazi. Infine, dal 1984, I'Istituto di Zoologia (con quello di Anatomia Comparata e quello di Antropologia) costituì il Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo.

Intanto, nel 1977, passò all'Universita di Roma, ed in particolare all'lstituto di Zoologia, con cui aveva sempre avuto stretti rapporti di collaborazione, il patrimonio scientifico dell'Istituto Nazionale di Entomologia, allora soppresso. Si tratta, oltre ad una splendida biblioteca specializzata e una valida rivista scientifica (Fragmenta Entomologica), di ricche collezioni di insetti, che occupano attualmente due appartamenti a via Catone.

Come risulta evidente dalle linee storiche su tracciate, le collezioni zoologiche universitarie romane sono collocate in tre sedi distinte.

Nel Museo Civico di Zoologia, al Giardino zoologico, sono conservate praticamente tutte le collezioni zoologiche universitarie precedenti alla conven zione del 1932. Si tratta di collezioni di notevole valore e di ingente consistenza numerica, risalenti al periodo pontificio ed a quello universitario, quasi tutte esposte in una quindicina di sale, in modo obsoleto e poco utilizzabile per la didattica permanente e per la ricerca. I materiali del primo periodo, quello pontificio, sono relativamente pochi e di significato prevalentemente storico; quelli del secondo periodo, raccolte dal 1883 fino al 1932, costituiscono la maggiore percentuale del patrimonio scientifico del Museo Civico, e rappresentano ciò che è rimasto del Museo Zoologico di Carruccio. Si tratta di materiali ricchi, di notevole interesse, a livello di un buon museo di storia naturale di medie dimensioni, con una parte relativa alla illustrazione della fauna locale ed una relativa all'illustrazione della diversità animale, in tutti i gruppi tassonomici ed in tutte le regioni zoogeografiche. Ai materiali universitari vanno poi aggiunti i materiali del periodo comunale, con alcune grandi ed importanti collezioni cedute da privati allo Stato italiano od al Comune di Roma, e di parte del materiale recuperato dal Giardino zoologico. Vi è anche materiale universitario recente e recentissimo, che, per la mancanza di spazio delle sedi universitarie, continua ad essere depositato presso il Museo Civico.

Nella sede dell'ex Istituto di Zoologia, in viale dell'Università, sono conservate in un ampio salone, oltre che in due stanze recentemente ristrutturate ed in corridoi, collezioni di vertebrati ed invertebrati a secco ed in liquido. Parte di queste collezioni sono contenute in vetrine, con circa 50 metri di fronte espositivo, ma di fatto poco utilizzabili, per l'affollamento dei materiali stessi. Sono buone comunque le collezioni di fauna italiana, con preparazioni di ottima qualità, relative soprattutto a mammiferi ed uccelli del Lazio e delle Alpi occi dentali, e quelle di molluschi e crostacei. In una dozzina di armadi metallici chiusi sono conservate alcune importanti collezioni di studio di pesci, anfibi e rettili dell'area mediterranea; in una apposita stanza sono conser vati in altri armadi metallici le collezioni teriologiche di studio (con numerosi crani di mammiferi dell'area mediterranea e buone raccolte di micro mammiferi in liquido) e quelle microteriologiche da borre di rapaci, su schede (Collezione microteriologica L. Contoli). In un'ulteriore grande stanza con armadi a tutta parete si trovano infine le collezioni di invertebrati in liquido, con materiali studiati e no di tutti gli ordini, e con particolare riguardo alle faune cavernicole e del suolo. Sono poi da considerare ancora le collezioni specialistiche dei vari singoli ricercatori che afferiscono con la propria attività al Museo di Zoologia, attualmente dislocate nei vari studi (macrobenthos marino, Crostacei Fillopodi, Isopodi, Insetti odonati, Plecotteri, Coleotteri Carabidi, Cholevidi, Scarabeoidei, Tenebrionidi).

Nella sede di via Catone, in sette stanze e nei corridoi, sono conservate ed ordinate ingenti collezioni entomologiche a secco. Anche qui lo spazio e saturato; le collezioni senza finalità ostensive, ma esclusivamente da studio, sono ordinate per gruppi sistematici e per regioni zoogeografiche, in scatole entomologiche di formato standard, contenute in armadi chiusi od in scaffalature aperte. A parte, in scatole di formato piu grande, contenute in una serie di armadi su misura, va considerata la collezione di Lepidotteri del conte Federico Hartig, di particolare importanza per i microlepidotteri. Hartig, una straordinaria figura di entomologo, fu il fondatore, con una donazione allo Stato italiano nel 1940, dell'Istituto Nazionale di Entomologia Pura ed Applicata, divenuto poi I.N.E. ed ora parte preponderante del Museo di Zoologia dell'Universita di Roma "La Sapienza".

Si tratta di milioni di insetti, con centinaia di tipi (esemplari su cui sono state descritte le nuove entità tassonomiche), di interesse ed importanza notevoli. In pratica, un grande archivio di insetti secchi, fragili, grandi e piccolissimi, con le più assurde forme ed i più incredibili colori, utilizzato da tanti studiosi, italiani e stranieri, essenzialmente sistematici specialisti di singoli gruppi, un grande archivio ricco di infinite potenzialita culturali.

Testo a cura del Prof. Augusto Vigna Taglianti


Vedi caro Mauro,sinceramente di ciò che pensano gli Animalisti mè nè importa ben poco,mi preoccupo di ciò che pensano le persone ignoranti,contro quelle nulla si può....Questo è un piccolissimo esempio di Musei con animali.questa è Cultura,rappresenterà la nostra Storia,quanto ci siamo prodigati ad Allevare e in alcuni casi a salvare dall'estinzione.Allevando noi certe specie si è ridotta la cattura,questo è il messaggio che vuole essere il Museo FOI.
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Messaggio Da mauro 73 Lun Gen 14, 2013 10:16 pm

Anch'io sono molto preoccupato dalle persone ignoranti, per questo non sono convinto che sia stato un punto a nostro favore!!!

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Messaggio Da Takala Lun Gen 14, 2013 10:55 pm

i rapaciiiiiiiiiii Smile)))))))
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Messaggio Da massimo riva Lun Gen 14, 2013 10:57 pm

Dai Clarissa,un giorno andiamo tutti insieme a visitarlo....ti ci vedo incollata ai vetri Very Happy Very Happy Very Happy
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Messaggio Da Takala Lun Gen 14, 2013 11:00 pm

uh shiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
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Messaggio Da pheo65 Mar Gen 15, 2013 9:16 am

si l ho visto anche io quel servizio e molto bello- si intravede il presidente cirmi e il dott canali grande esperto di canarini. Very Happy
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Messaggio Da g_iuseppe Mar Gen 15, 2013 10:33 pm

peccato fosse parecchio breve come servizio
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Messaggio Da giuseppe valendino Mer Gen 16, 2013 1:28 pm

Non per fare il solito criticone, solo per dire quello che penso: non riesco a capire, nonostante tutti gli sforzi, come sia possibile fare divulgazione della nostra attività di allevamento amatoriale di uccelli di piccola taglia, mostrando soggetti imbalsamati. Nessuno di voi ci ha pensato: lo faccio io.

Un bel servizio su Reggio Emilia, sul Campionato Italiano di Rimini, sul prossimo Mondiale a Bari aiutava veramente a fare conoscere e a far capire cosa esattamente è la FOI e cosa realmente facciamo.

E’ la solita visone che hanno ai piani alti della FOI: una specie di succursale della LIPU. Il nostro motto non è allevare per impagliare. Solo questo. Buon anno a tutti visto che è il primo post che scrivo nel 2013.

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Messaggio Da nisticò giovanni Mer Gen 16, 2013 1:54 pm

Egregio sig. Valendino, mi scusi, ma se Lei fosse ai piani alti della FOI... cosa farebbe?... sarebbe molto interessante saperlo e magari proporlo, come li chiama Lei, ai "piani alti della FOI"
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Messaggio Da giuseppe valendino Mer Gen 16, 2013 2:26 pm

Per iniziare una cosa molto semplice sig. Nisticò: userei i soldi degli allevatori per le necessità degli allevatori e non per le menate, le idee e le fissazioni di altri.

Farei in modo di mettere in piedi una Convenzione con un Centro Veterinario a cui rivolgersi in caso di problemi soprattutto durante le cove. Adesso non abbiamo niente.

La FOI si ricorda di noi allevatori solo quando c’è da contare le medaglie vinte al mondiale dimenticandosi, il giorno dopo, che uno stamm da 372 punti non lo fai con tre coppie sul balcone: occorrono allevamenti di un certo "peso" con tutti gli annessi e connessi del caso. Di cui la FOI non se ne è mai occupata.


Approfitto di queste pagine per scrivere le mie idee con la speranza che qualche altro allevatore, leggendomi, dirà la sua. A mio parere, le modifiche da apportare allo Statuto della FOI per affrontare al meglio le difficili sfide che si prospettano e per rendere la nostra Federazione più democratica, giusta, al servizio degli allevatori sono le seguenti. La prima cosa da fare, alla velocità della luce, è cambiare la norma che attualmente consente a una associazione con 15 soci di avere, nell’ambito della Assemblea delle Associazioni, lo stesso peso voto di chi di soci ne ha 500. Che, oltre ad non essere corretto, non è certamente un bel esempio di democrazia e volontà popolare. Oggi funziona cosi: se un Presidente che rappresenta un'Associazione di 15 soci vota SI, ed un Presidente che rappresenta un'Associazione di 250 vota NO, il risultato è 1a 1, ma è evidente lo squilibrio. Oltre a questo se una Regione ha 10 Associazioni per un totale di 150 soci e un’altra 5 Associazioni per un totale di 500 soci la prima risulta in netta maggioranza sulla seconda: ma non è cosi materialmente parlando. Questa norma oltre a tutti i danni che ha causato e sta causando non va nella direzione di far unire le Associazione ma di divederle vieppiù. Gli stessi Raggruppamenti alla luce di questa normativa sconsigliano alle Associazioni di accorparsi tra loro per non perdere voti. Le associazioni debbono avere un potere in base ai millesimi che posseggono. L'attuale norma è fortemente discriminante. C’è un dissenso nella logica. Se i soci della FOI sono le associazioni e le associazioni hanno soci che sono unità individuali, di riflesso si crea un'ingiustizia nel parificarli sotto un unico valore attributivo. Come si fa nella ripartizione delle quote condominiali ci sono i millesimi. Il numero dei soci iscritti ad una associazione, a mio avviso, dovrebbe valere in modo proporzionale alla valenza di voto, ad esempio: ogni 15 iscritti equivalgono ad un voto. In questo modo i soci delle Associazioni (che non valgono nulla in ambito FOI) avrebbero un peso determinante sulle votazioni in assemblea FOI. Così facendo, tra le atre cose, un presidente con valenza di 10 voti perché ha una associazione di 150 soci, farà bene ad tenere in considerazione quelle che sono le aspettative dei propri soci che hanno libertà di spostarsi da una associazione all'altra di anno in anno. In modo tale gli allevatori avrebbero un controllo maggiore su presidenti e conseguentemente su FOI. Cosa che oggi è pura utopia.

2) Riformerei profondamente i Raggruppamenti che oggi, di fatto, sono dei carrozzoni inutili, macchine per macinare l’acqua ma costano un fiume di denaro alla Federazione. Non c’è nulla di più statico. Non fanno mai nulla. Darei loro più poteri decisionali e responsabilità. L’alternativa è abolirli.

3) Modificherei l'articolo della elezione del presidente F.O.I (massimo 2 mandati consecutivi)

4) Regolamenterei le mostre ornitologiche con un nuovo strumento tecnico al fine di classificarli a seconda dell'importanza partecipativa.

5) Le cariche e le nomine debbano essere al di fuori di evidenti conflittualità e interessi. Esempi concreti:

- se sei presidente FOI, non puoi essere Direttore di Italia Ornitologica

- se sei membro del C.F non puoi essere supervisore o un facente parte dell'Organo tecnico

- se sei membro di un organo tecnico, non puoi essere un membro del CF

- se sei membro del CF non puoi avere altri incarichi.

Tutto questo per coinvolgere più persone nella vita associativa dell'associazionismo ed evitare plausibili monopoli e combattere sul nascere i conflitti d’interesse. Perché poi è facile farsi prendere la mano.

6) Stabilirei regole semplici e concrete per punire tutte quelle Associazioni che non adempiono alle decisioni dell’Assemblea. Oggi sono sempre quelli a tirare il carro e tutti gli altri a vedere. Ma contro questi ultimi ben difficilmente puoi fare qualcosa di concreto per riportarli in gareggiata. Ma la punizione non dev’essere solo la sospensione della mostra. Alcune associazioni non ne organizzano una da vent’anni. Proibire a queste di non svolgere la mostra è esattamente come accecare un non vedente, come assordare un sordo, come vietare di parlare a un muto.

Mi piacerebbe che su queste mie proposte il maggior numero di lettori facciano sapere qual è la loro opinione. Vede sig. Nisticò che, contrariamente a quanto pensa, non sono solo capace di criticare ma anche di formulare proposte concrete? Mi faccia sapere. La saluto calorosamente.

Giuseppe Valendino


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Messaggio Da Graziano73 Mer Gen 16, 2013 2:47 pm

Tranne che sul sesto punto secondo me sono tutte riflessioni giuste, proposte che possono migliorare l'allevamento in Italia e fare in modo che la FOI sia più vicina ai suoi allevatori
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Messaggio Da Graziano73 Mer Gen 16, 2013 2:50 pm

Anche il punto 2, se un presidente con tutto il consiglio fa veramente bene per 2 mandati per me può continuare a gestire il tutto, poi se è vera la regola che un presidente può cambiare 3 dei 6 "consiglieri", magari quella andrebbe cambiata, non mi pare molto democratica
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