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SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
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SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Testo, foto e disegni; Gianni Matranga
Questo interrogativo abbastanza elementare, se vogliamo, nasconde un
complesso di relazioni e riflessioni tali che per essere completamente
esaustive hanno bisogno della convergenza di tante branche della
scienza; fisica, chimica, farmacologia, biologica, medica, della
nutrizione ed altre ancora. Ma il compito che ci siamo assunti, senza
voler penetrare eccessivamente questi campi, è quello di raccogliere,
sul problema, quanto più informazioni possibili per divulgare e far
conoscere tutti i processi ed i meccanismi che presenziano determinati
fenomeni proponendo i pro ed i contro per far assumere poi direttamente
al lettore le conclusioni. I semi germinati hanno sempre suscitato
accesi dibattiti circa la loro reale efficacia e validità nutrizionale
rispetto ai rischi di contaminazione con sviluppi di patologie derivanti
dal loro impiego. Risulta sempre crescente, parallelamente alla loro
utilizzazione, la richiesta di maggiori informazioni possibili sulla
presunta importanza nutrizionale che essi rappresenterebbero, sulla
corretta preparazione e somministrazione nonché le implicazioni di tipo
sanitario a seguito delle prime due voci; in pratica se il gioco vale la
candela. Prima di tuffarci a fondo su questi interrogativi abbiamo
l’obbligo di chiarire alcuni termini e concetti fornendo informazioni di
base da cui possono successivamente essere dedotte le conclusioni.
complesso di relazioni e riflessioni tali che per essere completamente
esaustive hanno bisogno della convergenza di tante branche della
scienza; fisica, chimica, farmacologia, biologica, medica, della
nutrizione ed altre ancora. Ma il compito che ci siamo assunti, senza
voler penetrare eccessivamente questi campi, è quello di raccogliere,
sul problema, quanto più informazioni possibili per divulgare e far
conoscere tutti i processi ed i meccanismi che presenziano determinati
fenomeni proponendo i pro ed i contro per far assumere poi direttamente
al lettore le conclusioni. I semi germinati hanno sempre suscitato
accesi dibattiti circa la loro reale efficacia e validità nutrizionale
rispetto ai rischi di contaminazione con sviluppi di patologie derivanti
dal loro impiego. Risulta sempre crescente, parallelamente alla loro
utilizzazione, la richiesta di maggiori informazioni possibili sulla
presunta importanza nutrizionale che essi rappresenterebbero, sulla
corretta preparazione e somministrazione nonché le implicazioni di tipo
sanitario a seguito delle prime due voci; in pratica se il gioco vale la
candela. Prima di tuffarci a fondo su questi interrogativi abbiamo
l’obbligo di chiarire alcuni termini e concetti fornendo informazioni di
base da cui possono successivamente essere dedotte le conclusioni.
CARATTERISTICHE
A livello di approccio è meglio sgombrare subito ogni equivoco da
termini alcune volte usati impropriamente come, per esempio, quelli di
germinati e germogliati. Molti li ritengono, infatti, la stessa
evoluzione del cosiddetto risveglio germinativo. Naturalmente non è così
anche se rappresentano due fasi progressive di tale processo. I semi
germinati vanno intesi come la prima manifestazione visibile che
coincide con l’emissione della radichetta a seguito della idratazione
del seme quiescente e viene considerata conclusa quando l’apice della
radice embrionale emerge dai tegumenti seminali. La fase successiva vede
la radichetta consolidarsi ed il seme spaccarsi lungo l’asse
longitudinale per lasciare il posto al primo accenno vegetativo,
caratterizzato da una intensificazione dell’assorbimento dell’acqua, che
andrà a formare in seguito il fusto con le prime due foglie che daranno
il via alla fotosintesi della clorofilla ed allo sviluppo della pianta.
Queste fasi vengono influenzate notevolmente dalla temperatura e
dall’umidità. A noi però interessa esaminare solo la prima fase, quella
germinativa. L’aumento della temperatura, come si diceva, accelera la
velocità delle reazioni biochimiche stimolando la germinazione. La
temperatura ideale di germinazione è strettamente legata ai climi delle
regioni di origine delle piante come per esempio i semi di specie dei
climi temperati che si attesterà sui 10-20°C mentre per quelle di
origine tropicale o subtropicale tra i 20 ed i 40°C. Le tre fasi
caratteristiche (dormienza, germinazione e crescita) determinano
rispettivamente lo stato di semi secchi, semi germinati e semi
germogliati o plantule. Come si potrà facilmente intuire man mano che si
passa da uno stadio all’altro di sviluppo viene assorbita energia e
vigore a scapito dei nutrienti contenuti nel seme dormiente e
sviluppatisi a seguito della idratazione avvenuta. Durante questo
periodo il seme adotta una nutrizione detta “eterotrofa” che cambierà
solo quando la nuova pianta sarà in grado di effettuare la fotosintesi
che coinciderà progressivamente con l’esaurirsi delle riserve accumulate
nei cotiledoni o nell’endosperma. Successivamente il prelievo delle
sostanze vitali avverrà dal substrato in cui radica. Le riserve
accumulate nei semi a cui si fa riferimento sono sostanzialmente
composte da amido, proteine e lipidi che una volta idrolizzate nei
composti solubili vengono trasportati lungo l’asse embrionale per
supportarne la crescita. Di seguito forniamo una tabella dei valori
chimici di alcuni dei principali semi utilizzati nella mangimistica
amatoriale degli uccelli da gabbia e voliera.
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¹ - La variabilità dei valori dei semi di girasole dipende dalla varietà esaminata, striata, bianca o nera
VIE DI CONTAMINAZIONE DELLE DERRATE
Non ci soffermeremo sul ciclo di produzione che porta ad avere le
sementi poiché noto a tutti e anche se può predisporre di già la futura
raccolta a possibili contaminazioni, richiameremo la vostra attenzione
solo sulle fasi successive alla raccolta. È proprio dalla raccolta e da
come essa viene effettuata, se a mano o con l’ausilio di apparecchiature
meccaniche, che iniziano i fattori predisponenti all’insorgere di
contaminazioni importanti soprattutto per quei semi prodotti da paesi
che non adottano protocolli internazionali di sicurezza. Il
confezionamento e sopra ogni cosa lo stoccaggio sono le altre operazioni
altamente indiziate dalle possibili contaminazioni che poi vengono
amplificate ancor di più dal trasporto e dall’ulteriore luogo di
deposito prima della distribuzione ai negozianti ed all’utente finale.
Molti produttori di semi usano confezionare le derrate in sacchi di juta
molto permeabili e pertanto facili ad essere inquinati da batteri e
funghi nonché da escrementi di animali e pertanto, capirete bene che
questo stadio già rappresenta un forte rischio che viene moltiplicato
esponenzialmente in funzione dell’igiene e dall’esposizione dei locali
che custodiranno queste derrate come i silos, che se non adeguati, sono
elementi che possono costituire ulteriori passaggi di contaminazione.
Infatti a causa di caldo ed umidità, tipiche componenti di paesi
tropicali e subtropicali produttori di queste sementi, il rischio
aumenta creando le basi ad una forte componente di inquinamento da
micotossine. Non è solo la temperatura, comunque, che consente
l’insorgere e la proliferazione di queste colonie fungine ma anche la
cattiva igiene dei contenitori. Alla fine degli anni ‘40, nell’allora
Unione Sovietica, morirono degli operai che lavoravano nei silos di
stoccaggio delle granaglie. Dopo accurati esami e rilevamenti sui corpi e
all’interno dei depositi, furono trovate abbondanti tracce di muffe
altamente tossiche di formazione naturale, che avevano contaminato le
vie aeree degli operatori portandoli alla morte. Le micotossine
(mico=fungo quindi tossine prodotti da funghi) sono sostanze naturali,
cioè presenti in natura ma non per questo certamente benefiche. Sono
delle sostanze biochimiche prodotte dal metabolismo di alcuni esseri
viventi, nella fattispecie da muffe (funghi microscopici), che
normalmente colonizzano le derrate alimentari. Non tutte le muffe,
comunque, producono micotossine. Se le condizioni di raccolta,
confezionamento, stoccaggio e trasporto non rispondono a quei criteri di
sicurezza adeguati esse si moltiplicano a dismisura creando terreno
fertile allo sviluppo anche di germi e batteri di irruzione secondaria
od opportunisti. Tutte queste fasi possono ancor di più essere aggravate
da una scorretta ed inadeguata preparazione casalinga di tali prodotti.
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LE MICOTOSSINE
Le micotossine rappresentano per l’uomo e per gli animali un pericolo
per la salute, in quanto, ormai, sono note le loro caratteristiche di
genotossicità, cancerogenicità, immunotossicità, mutagenicità,
nefrotossicità e teratogenicità (malformazioni e anomalie congenite). In
generale una temperatura tra i 20 ed i 35°C crea le condizioni
favorevoli allo sviluppo di funghi tipo Fusarium e tipo Aspergillum particolarmente sostenuta se accompagnata da un umidità dell’ambiente e dell’alimento superiore al 70%. Procedimenti quali la cottura, o l’acidificazione
non determinano la distruzione della maggior parte delle micotossine.
Esperimenti effettuati sui ratti hanno dimostrato che la tossicità di
tale sostanza è simile a quella della stricnina.La pratica di
detossificare le partite di semi contaminati è alquanto difficile e le
varie metodiche consigliate non assicurano la completa e radicale
estirpazione delle spore fungine. L’attuale ricerca ci indica comunque
che per rimuovere almeno una parte della contaminazione da un prodotto
si possono adoperare i seguenti metodi:
fisici: calore secco e umido superiore ai 120° (cottura in forno e in
autoclave, arrostimento, torrefazione), o irraggiamento solare e con
microonde
chimici: a mezzo prodotti in grado di disattivare le micotossine
(ammoniaca, idrossido di calcio, formaldeide, miscele di metilammina e
idrossido di calcio, etere metilico)
Queste tecniche di detossificazione necessitano, comunque, di una
azione tanto drastica da comportare profonde modificazioni del prodotto
trattato, fornendo spesso risultati parziali come si diceva in
precedenza. Le modificazioni, invece, sono così rilevanti che cambiano
in maniera radicale le qualità e caratteristiche nutrizionali dei semi
trattati nonchè le caratteristiche organolettiche motivo per il quale
potrebbero non essere più graditi al consumatore.
Tra le sopra riferite tecniche sono stato sollecitato ad esaminare più
in dettaglio la possibilità di utilizzare il forno a microonde come
strumento fisico per detossificare i semi. La tecnica di cottura a
microonde viene utilizzata da alcuni, ritenendola risolutiva, per
l’eliminazione dei funghi e delle spore presenti nei semi. Nel mondo in
atto vi sono innumerevoli protocolli che stanno utilizzando questa
tecnologia per verificare attraverso una sua corretta applicazione la
possibilità di giungere a detossificare le partite di derrate alimentari
per uso umano ed animale. In atto sono stati pubblicati diversi studi
che ci parlano di grandi successi nei confronti di tutti gli insetti
infestanti i semi, sia adulti che allo stadio larvale, di alcuni batteri
e di alcuni funghi. Mentre per i primi ed i secondi, in seguito al
trattamento, verrebbe rispettata la totale assenzadi residui tossici, la
completa efficacia della disinfestazione, qualunque sia lo stadio
vitale dell’agente biologico, e la minimizzazione dei rischi di
modifiche organolettiche e nutrizionali, per i funghi e specificatamente
per i miceti e le spore, tutto questo non sarebbe ancora rispettato. In
pratica vale sempre quello che abbiamo già affermato in precedenza e
cioè che per distruggere significativamente queste tossine si deve
passare inevitabilmente attraverso la distruzione di importanti
vitamine, proteine, sali minerali;in poche parole, una diminuzione
significativa dei valori nutrizionali.Studi istologici sui broccoli e le
carote cotti a microonde hanno rilevato che la struttura molecolare dei
nutrimenti erano deformati a tal punto da distruggere le pareti
cellulari quando, nella cucina tradizionale, la struttura cellulare
rimane intatta (Journal of Food Science, 1975; 40 : 1025-9). Un’altra
ricerca riporta che tutti i cibi esposti alle microonde hanno subito una
diminuzione significativa dei valori nutrizionali e specificatamente:
destabilizzazione dei composti biomolecolari della proteina attiva
Una diminuzione della biodisponibilità delle vitamine del complesso B,
della vitamina C, vitamina E, dei minerali essenziali e lipotropi;
Diminuzione dell'attività metabolica degli alcaloidi, glucosidi,
galattosidi e netrilosidi (tutte sostanze base delle piante e quindi
presenti nella frutta e nella verdura);
Notevole accelerazione della disintegrazione strutturale dei cibi (Perceptions, 1996; Maggio / Giugno : 30-3).
Altri ancora riportano chea seguito di esposizione a microonde i
minerali rimangono in gran parte invariati, così si potranno avere
ancora lo stesso magnesio, calcio e zinco dagli alimenti trattati, ma
l’importante vitamina B, gli antociani, i flavonoidi e altri elementi
nutritivi sono facilmente distrutti da questa pratica. Mi fermo qui
ritenendo di aver soddisfatto, anche se in maniere succinta, la
curiosità di quanti pensano a questo tipo di tecnologia per risolvere il
problema della detossificazione dei semi.
La tabella sotto riportata illustra chiaramente quanto da noi affermato
in precedenza. Infatti, per esempio, per distruggere l‘80% di
aflatossina B1 nel frumento bisogna sottoporlo a temperature di 120°C
per 30 minuti, il che ci indica palesemente che subirà sostanziali
modifiche sia organolettiche che nutrizionali e nonostante ciò
conserverà ancora una carica micotossica del 20% passata indenne al
trattamento.
Degradazione dell’aflatossina B1 derivata da trattamenti termici (fonte izum 2003)
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Da quanto riferito è oltremodo chiaro perché quello dello stoccaggio è
il momento più delicato che può favorire l’insorgenza di alte
contaminazioni. Molti di coloro che leggeranno questo articolo non
hanno, probabilmente, mai sentito parlare di micotossine, eppure la FAO
(organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura)
ha ormai certificato che oltre il 25% delle derrate alimentari mondiali
è contaminato da micotossine mentre arriva al 70% il dato che riguarda i
mangimi per animali (EFSA 2004 – European Food Safety Autority ).La
caratteristica poi della ubiquità di queste spore ci impone una gestione
del rischio forzata che dobbiamo imparare a dominare senza allarmismi
ma consapevoli delle cause che possono scatenare una loro esplosione e
quindi conseguenti pericolose patogenicità. Fra le Micotossine più note e
pericolose per l’uomo e gli animali si annoverano le Aflatossine
prodotte dai funghi Aspergillus flavus (aflatossine B1 e B2)e A. parasiticus (aflatossine B1, B2, G1 e G2), le Zearalenoni prodotte dai funghi come il Fusarium graminearum eF. culmorum e tante altre ancora che risulta superfluo in questa sede elencare.
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La più importante fra le micotossine è l’Aflatossina B1
che rappresenta la sostanza cancerogena più potente presente in natura
ed agisce anche in senso epatotossico ed i cuirelativi limiti legali
comunitari per i prodotti alimentari, sono stati fissati in 2 ppb
(dall’inglese parts per billion, parti per miliardo). È presente nelle
nocciole, noci, pistacchi, mais, semi di zucca ed altri frutti, semi
oleosi ed altri semi comuni nelle diete degli animali domestici. Le
aflatossine, nel loro complesso, rappresentano le sostanze naturali più
cancerogene e sono prodotte da tre specie di muffe Aspergillus flavus, A.parasiticus e A.nominus. la
temperatura ottimale per la loro sintesi oscilla da circa 28°C a 46°C.
Materie prime di origine vegetale non considerate a rischio possono
essere contaminate da queste tossine in caso di cattiva conservazione.
La loro eliminazione dalle matrici alimentari è estremamente
improbabile. I loro relativi limiti legali comunitari per i prodotti
alimentari sono stati fissati in 4 ppb per le aflattossine totali (B1,B2
e G1,G2) (EMAN, Fact sheet n.2) (Battimani et, al, 2005).
Lo Zearalenone presente nei cereali come grano, avena ed altri è causa
sterilità negli animali e nell’uomo; esso viene sintetizzato da alcune
specie di Fusarium (F.gramineanum, F.culmorum, F. crookwellense) in
condizioni di elevata umidità e temperatura compresa tra 10° e
30°C..Solo in parte lo zearalenone viene destabilizzato dal calore alla
temperatura di cottura. Ad esempio nel pane, circa il 60% della
concentrazione iniziale rimane inalterata, mentre temperatura comprese
tra 120°C e 140°C ne apportano una considerevole riduzione. A 160°C la
riduzione di concentrazione è tale da rendere trascurabili gli effetti. A
tale proposito l’UE ha fissato i limiti legali a 100 ppb (EMAN Fact
sheet n.7).
Anche le altre aflatossine possono ritrovarsi in numerosi prodotti
alimentari, quali semi oleosi, granaglie, frutta secca e spezie
soprattutto se originari dei paesi tropicali e subtropicali. I sintomi
che si possono riscontrare negli animali colpiti da questi sostanze, in
particolare negli uccelli, sono: penne ed in genere piumaggio ruvido,
scomposto ed arruffato, un colore opaco e spento, depressione,
diminuzione dell’appetito ed anoressia, letargia e ridotte, se non
inibite completamente, attività riproduttive. Tutte queste condizioni
procurano al soggetto colpito una forte immunodepressione che apre le
porte, molto spesso, ad altri germi patogeni di irruzione secondaria a
causa della diminuita resistenza a questi ultimi dell’organismo
dell’animale, portandolo in breve tempo alla morte. L’aspergillosi, come
viene chiamata questa malattia prodotta dai funghi del gene Aspergillum,
se diagnosticata in tempo, può essere trattata con Amfotericina B che
resta il farmaco di elezione per il trattamento delle micosi di questo
tipo (micosi sistemiche opportuniste). Tuttavia, per il trattamento
dell’aspergillosi, l’Amfotericina è attualmente in competizione con
l’Itraconazolo. Fin qui la descrizione delle caratteristiche, le vie di
trasmissione e diffusione, gli effetti sull’organismo animale ma anche
umano di questi temibili killer della natura dei quali sono stati
fissati dei limiti massimi di assunzione. Oltre a quelli più importanti
già riportati, per chi volesse approfondire proprio questi aspetti,
consigliamo di consultare la legislazione europea in materia attraverso i
seguenti regolamenti: Reg. (CE) 2174/2003- Reg.(CE) 683/2004- Reg. (CE) 472/2002 ed i più recenti576/2006e 1881/2006.
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Tabella di riferimento per gli effetti sull’uomo ed animali delle principali micotossine
Mi rendo conto che quanto è stato illustrato potrebbe ingenerare
allarmi esagerati rispetto alle reali conseguenze sugli allevamenti ma
la conoscenza di questi rischi porta ad una maggiore attenzione su
quelle che sono le norme igieniche e, come vedremo di seguito, anche
alcune operazioni di confezionamento degli alimenti. Il grafico che
illustrava le vie di contaminazione attraverso alcuni passaggi vedeva
per ultimo appunto la voce “preparazioni casalinghe” che va riferita,
per esempio, al confezionamento di impasti a base di farine ecc., ma
anche, come nel nostro caso, alla preparazione dei semi germinati ed
alla consuetudine di fornirli agli animali tal quali o miscelati con
pastoncini secchi od altri miscugli simili (sfarinati, sali minerali,
vitamine ed altro). Un organismo, sia esso umano od animale, come è
noto, per sopravvivere necessita di alcune sostanze, contenute negli
alimenti, che normalmente consuma in determinate proporzioni e quantità
quali: Acqua, Carboidrati, Lipidi, Proteine, Fibra alimentare, Minerali principali (Sodio, Cloro, Potassio, Magnesio, Calcio, Fosforo, Zolfo, Rame, Iodio, Ferro), Vitamine, Enzimi.
Quando queste vengono a mancare o sono insufficienti, oppure il
soggetto è debilitato da malattie od altre disfunzioni devono essere
immessi nella dieta tutti quegli elementi che a quell’organismo mancano
mediante la somministrazione di appositi farmaci od alimenti più ricchi
di quel determinato elemento. Da questo si deduce che un organismo sano
non necessita di alcuna integrazione farmacologica od alimentare in
quanto quella di cui si ciba normalmente riesce a soddisfare il
fabbisogno energetico(o fabbisogno calorico) che indica la quantità di calorie che un organismo dovrebbe assumere per svolgere le sue funzioni vitali che si distinguono in:
fisse o costanti (quali le attività respiratorie, cardiache, epatiche, intestinali, metaboliche, riparazione dei tessuti, termoregolazione)
variabili (quali le attività muscolari, l'accrescimento, la riproduzione, l’allevamento della progenie).
Per lo svolgimento delle funzioni variabili l’organismo interessato, in
natura, preleva il suo fabbisogno energetico dalla dieta abituale
associando ad essa il cibo fornito dal cambiamento stagionale (per es.
semi immaturi di piante prative e/o parti di esse) per soddisfare quello
che è l’accresciuto fabbisogno proteico. Tutto questo avviene in
maniera spontanea e non a caso le funzioni più importanti, soprattutto
degli uccelli granivori in natura, come la riproduzione, vengono
demandate alla primavera che è la stagione dell’anno ove le piante
fioriscono innescando tutti quei processi di risveglio vegetativo che
fornisce l’opportunità di approvvigionarsi a nuove ricche fonti
nutritive. In cattività invece tutto questo avviene per imposizione o
scelta dell’allevatore che, conoscendo queste esigenze, mette a
disposizione degli uccelli dei cibi integrativi come i pastoncini, erbe
prative, semi immaturi, semi germinati, semi bolliti od aumentando le
percentuali di alcuni semi più proteici nel misto fin qui usato. È
invalso l’uso anche di aggiungere sali minerali, vitamine, amminoacidi
ed altri prodotti (alghe marine, estratti di piante ecc.) immessi sul
mercato da aziende che sfruttano appieno il desiderio, l’ansia ed alcune
volte i sentimenti di colpa che molti allevatori hanno nei confronti
dei loro beniamini per non aver fatto mai abbastanza per il loro
benessere convinti del legame: tanto mangiare, più proteine, più
vitamine uguale migliore salute. Molto spesso tutte queste operazioni è
bene dirlo, non servono a nulla o meglio non apportano quei vantaggi
sperati in quanto, in maniera molto semplicistica, diremo che ogni
organismo preleva dal cibo gli elementi essenziali al proprio fabbisogno
energetico eliminando il resto in eccedenza. Un’ultimo accenno va fatto
a certe tecniche definite mitigatorie, che alcuni autori consigliano
per diminuire (e non eliminare) gli effetti negativi delle micotossine.
Essi riferiscono che può essere utile somministrare, unitamente alle
partite dei semi, vitamine A, E, B1 e di Selenio, Zinco, Rame e
Manganese.
Di recente sono stati utilmente impiegati i cosiddetti "leganti", sostanze in grado per l'appunto di
legarsi alle tossine adsorbendole a livello gastro-intestinale; essi si possono suddividere in quattro categorie:
Bentonici
Alluminosilicati
Zeoliti
Mix delle precedenti categorie, con l’aggiunta di vitamine ed altri minerali
Dal punto di vista della composizione chimica, queste sostanze
appartengono tutte alla famiglia delle argille, ma presentano diverse
caratteristiche dovute anche al grado di purezza ed al maggior o minor
potere adsorbente posseduto. In natura molti Pappagalli, per
neutralizzare alcuni effetti tossici derivati dall’assunzione di alcuni
semi e bacche, usano posarsi su sponde o argini di fiume con depositi
argillosi per ingerire caolino, minerale contenuto appunto nell’argilla,
che serve a mitigare, contrastare gli effetti tossici del cibo assunto.
Di notevole efficacia sembrano essere, sempre secondo questi autori, i
fillosilicati (una sottoclasse degli alluminosilicati), particolarmente
in presenza di tossine prodotte da Fusarium sp. Oltre ai leganti
minerali, sembrerebbe risultare utile anche l'impiego concomitante di
lieviti vivi (in particolare Saccharomyces cerevisiae) ed alcuni
microrganismi (Lattobacilli e Bifidobatteri). Risulta evidente che
queste tecniche di mitigazione hanno senso solo se applicate su larga
scala e, quindi, su allevamenti di tipo industriale e da reddito che
prevedono notevoli quantitativi di derrate stoccate, risultando
oltremodo difficile e ingiustificato, se non superfluo di contro,
applicarli ai nostri allevamenti amatoriali.
ANALISI E COMMENTI SU ALCUNE TECNICHE DI CONFEZIONAMENTO
Prima di presentare una ricerca da noi condotta sulla trasformazione
chimica che si verifica nei semi germinati e dei loro valori rispetto a
quelli dei corrispondenti secchi, vogliamo riportare un estratto su
alcune considerazioni fatte da specialisti del settore al Congresso
dell'Associazione Europea dei veterinari e nutrizionisti tenutosi a
Zurigo.
“…. I semi variano per la loro capacità di germinazione. I semi
della maggior parte delle piante, contengono poca acqua quando sono
maturi, la germinazione non ha luogo fino a quando non vengono inumiditi
con acqua ed è questa che ne provoca la reidratazione. La durata
dell'ammollo affinché l'acqua possa essere assorbita dai semi, dipende
dalla natura e permeabilità del guscio. Quando avviene la reidratazione,
si verificano reazioni chimiche e vengono attivati degli enzimi
facilmente digeribili che provocano la germinazione. L'amilasi (enzima
che provoca l'idrolisi dei glucidi) converte l'amido in semplici
zuccheri e lo stock di proteine è convertito in più acidi amminici,
tutto ciò fa iniziare il processo di germinazione. La tappa seguente è
di permettere ai semi di produrre radici e germogli. La produzione dei
germogli [n.d.r. - e non dei germinati è molto differente] consente la possibilità dell'inizio della fotosintesi; a questo stadio, il potere nutrizionale dei semi [n.d.r. – sempre quelligermogliati e non germinati] cambia:
il grado di vitamina C aumenta del 500-600% ed i carotenoidi del 300%.
Ma non bisogna permettere ai semi di svilupparsi sino a che i germogli
diventino verdi. Contrariamente alla credenza popolare, il grado di
proteine non è aumentato per l'ammollo o per la germinazione dei semi.
La sintesi delle proteine richiede l'utilizzo di fonti esterne d'azoto,
abitualmente sotto forma di nitrati solubili in acqua e di nitriti
provenienti dal suolo. E' quando si formano delle radici vitali che la
sintesi di una nuova proteina prende il posto in una pianta.
Storicamente la confusione può essere sorta raffrontando dei semi
immaturi che hanno un grado più elevato di proteine dei semi maturi
germinati. La germinazione dei semi ha iniziato il processo di
digestione, modificando le sostanze nutritive complesse, gli amidi, i
lipidi, e le proteine sotto delle forme più facilmente assimilabili. Il
problema è che in allevamento al tempo della schiusa, il sistema
digestivo dei piccoli non è completamente sviluppato ed il piccolo non è
in grado di digerire gli idrati di carbonio tanto facilmente quanto un
adulto. La piena capacità digestiva si verifica dopo 10-14 giorni, ma i
genitori aiutano questo processo. Quando si danno i semi secchi ai
giovani, i genitori tentano di ingoiarli nel loro ventriglio prima di
rigurgitarli. Questo ammorbidisce i semi, permettendo loro di assorbire
l'acqua ed una pre-digestione con la saliva e prendono posto gli enzimi
di riflusso gastrico. Ecco che finalmente affrontiamo il problema. E'
accertato che i semi germinati attivano i batteri, i lieviti e le muffe
che si trovano nei germogli e sui loro gusci. E' indispensabile
un'igiene scrupolosa quando preparate i vostri semi germinati
utilizzando un buon disinfettante. Contrariamente alle aspettative, la
disinfezione sembra avere un effetto limitato a livello di batteri e
muffe quando i semi vengono riesposti all'aria, in quanto possono
subentrare infezioni da contaminanti trasportati dall'aria. Non
dovrebbero comunque esserci grossi problemi per gli uccelli quando i
semi sono ben sciacquati prima di somministrarli il mattino perché la
maggioranza delle muffe se ne và con l'acqua. Il rischio maggiore è
quando i semi non vengono mangiati per un lasso di tempo ed è facile
che sviluppino infezioni e malattie. Nutrizionalmente, tutti i benefici
dei semi germinati possono essere sostituiti con l'impiego di pastoncino
all'uovo. I semi immaturi di erbe prative offrono anche un'alternativa
nutrizionale superiore. Ma non illudetevi di aumentare la qualità
nutritiva utilizzando i semi germinati, aumenterete probabilmente la
digeribilità dei semi, ma siete avvisati che potrebbero sorgere malattie
se la vostra preparazione non avverrà con un'igiene più che scrupolosa
ed accorgimenti particolari come per esempio ai tempi di
somministrazione e sosta nelle mangiatoie che devono essere estremamente
brevi con temperature alte.”Da questo breve estratto della
relazione viene già riferito che non è certo la qualità nutritiva che
aumenta con la germinazione dei semi ma solo la loro digeribilità mentre
un’altra cosa è l’apporto nutrizionale dei semi prativi immaturi che
risulta decisamente superiore e quasi esente da rischi. L’aumento poi
della vitamina C è tale che eccede alquanto il reale fabbisogno e la
capacità di assorbimento e pertanto viene eliminata con le feci quasi
tutta e comunque va riferita alla fase di germogliazione e non di germinazione. Il prof. U. Zingoni nel suo “Canaricoltura” afferma: “…
L’unico vantaggio che presenta il seme in attività di germinazione,
rispetto al seme normale, è l’aumento del contenuto vitaminico
(sopratutto delle vitamine del gruppo B), ma che risulta inutile, perché
il contenuto vitaminico nelle attuali comuni diete per canarini è più
che sufficiente per coprire il fabbisogno giornaliero. Contro questo
discutibile vantaggio stanno alcuni rischi (irrancidimento, sviluppo di
muffe, sviluppo di bacteri, ecc). I semi immaturi o lattiginosi o allo
stato ceroso, coltivati o selvatici che siano, sono, senza riserve, il
miglior alimento per i canarini di qualunque età. Se potessimo
alimentare i nostri uccelli granivori con tali semi, la maggior parte
dei problemi della canaricoltura sarebbero risolti …….” Vi sono, di
contro, altri che sostengono che il seme germinato risulta decisivo nel
periodo della riproduzione poiché esso aumenta a dismisura il valore
proteico, i carboidrati, le vitamine, gli amminoacidi, gli enzimi
posseduti dal secco e pertanto non si può rinunciare al suo utilizzo in
tale periodo. Ma se effettivamente dobbiamo aumentare tutti questi
valori in quel particolare periodo, e mi sia permesso di avere dei seri
dubbi sulla base di quanto affermato in precedenza, perché non si
associa alla dieta normale un buon pastoncino che aumenti il valore
proteico e non presenta quei rischi veramente alti che si corrono con la
somministrazione dei semi germinati? Voglio riportare ora una tecnica
ripresa da un sito specializzato e consigliata per rendere sicura (?) la
preparazione di questi semi:“…… si mettono i semi da germinare a
bagno in recipiente con acqua per un tempo di 24 ore e si aggiunge
l'antimicotico nella dose di 30cc. per litro d'acqua (l'antimicotico è
costituito da Micotef uso umano [n.d.r. il principio attivo è il Miconazolo], 10 compresse polverizzate e mescolate in un litro di Glicole Propilenico [n.d.r. solvente di totale derivazione petrolifera],
lasciato riposare per qualche giorno e agitato per 4-5 volte al dì) e
30cc per litro di acidificante (in commercio nei negozi specializzati
per ornitologia); successivamente si versano i semi in un colino e senza
risciacquarli si pongono a germinare in contenitore rimescolandoli e
inumidendoli (di tanto in tanto) con spruzzatore contenente una
soluzione con acidificante (40cc per litro), in ambiente con temperatura
intorno ai 20 gradi, fino ad avvenuta germinazione che si avrà tra le
36 e 48 ore successive. L'altra tecnica, meno dispendiosa, prevede il
bagno dei semi per 12 ore, si passano poi in un colino a fondo piatto,
in modo da mantenere basso lo spessore dei semi e dopo lo sciacquo
abbondante con acqua corrente si ripongono sempre in ambiente con
temperatura intorno ai 20 gradi. Dopo 12 ore si sciacquano nuovamente e
dopo le successive 12 ore si ripete lo sciacquo; quando il germe ha
raggiunto una lunghezza di un cm sarà pronto per la somministrazione. La
seconda tecnica prevede in caso di complicazioni la somministrazione di
Fungilin sospensione orale (antimicotico uso umano) [n.d.r. il principio attivo è l’Amfotericina B],
alla dose di 3cc per litro d'acqua o di 8 gocce per beverino, per circa
6 giorni. Questo lungo procedimento per la preparazione dei semi
germinati porta via molto tempo e rappresenta un rischio costante per il
facile sviluppo di funghi patogeni, in particolare la Candida e
l'Aspergillus, ma ha anche tanti lati positivi: il seme germogliato ha
la massima carica vitaminica, è altamente digeribile, viene appetito con
grande avidità da tutti gli uccelli.” Cosa dire di più; nella
prima tecnica proposta praticamente si combatte una guerra preventiva
senza nessun esito finale certo, annotando fra l’altro che
l’acidificazione utilizzata in questo metodo non detossica, come già
segnalato in precedenza, le micotossine. Nella seconda, invece, si
tengono le armi pronte (Fungilin) per l’insorgenza di complicazioni
perché, ovviamente, si è consapevoli che, con molta probabilità,
dovranno essere usate. Ma naturalmente dovrà tenersi conto anche della
buona dose di farmaci e disinfettanti vari, usati per tentare di
neutralizzare i miceti e spore, che i semi assorbono e che poi gli
uccelli mangiano. Tutto questo per procurare eventuali vantaggi
facilmente ottenibili con altri tipi di somministrazioni senza
particolari controindicazioni. Senza voler ulteriormente riportare per
esteso i numerosi e vari metodi e metodologie fai da te utilizzate per
produrre i semi germinati, vogliamo solo segnalare che quasi la totalità
di questi metodi indica, insieme ad altre sostanze, un disinfettante
come l’Amuchina (Ipocloridio di sodio) da miscelare all’acqua dove
s’immergono i semi. Dal sito della casa produttrice ricaviamo che tale
farmaco alla concentrazione del 50%, secondo test effettuati dalla
stessa, sembrerebbe efficace contro i funghi tipo Candida albicans e Aspergillus niger ma non altri. Occorrerebbe
peròunasoluzione del 22,5% (corrispondenti a 225 ml di prodotto in un
litro d’acqua e 1200 ppm di cloro attivo) dopo 3 minuti di contatto.
Anche in questo caso risulta chiaro che concentrazioni così alte di
prodotto occorrenti per distruggere eventuali spore o miceti passerà
insieme all’acqua all’interno dei semi determinando assorbimenti non
certo salutari per il consumatore finale (leggasi uccelli).
Concentrazioni minori vengono, invece, utilizzate con funzione
battericida e non fungicida. L’ipoclorito di sodio, sostanza di cui è
composto, è molto instabile, se riscaldato e se esposto alla luce
solare, si disintegra ed è un forte ossidatore. Infine il cloro evapora
rapidamente al contatto dell’aria. Ma, come detto in precedenza, la
comunità scientifica in atto ritiene che non esista farmaco o sostanza
capace di eliminare radicalmente i miceti e le spore di questi funghi
senza avere conseguenze sui semi a livello nutrizionale e di residui
chimici al loro interno.
ESAMI DI LABORATORIO
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Il campione secco esaminato Lo stesso germinato
Per completare il nostro discorso sulla reale validità dell’impiego dei
semi germinati in avicoltura, come accennato in precedenza, abbiamo
voluto sottoporre ad esami dei campioni di semi per germinazione
prelevati dal commercio e formulati con componenti che abbiamo ritenuto
più adatti per l’uso specifico nei pappagalli di piccola e media taglia.
Gli esami sono stati eseguiti in collaborazione con il Dott. Guido
Ruggero Loria, Direttore dell’Area Diagnostica Specialistica e con la
D.ssa Cinzia Cardamone, del Laboratorio di Chimica dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. Il campione scelto è quello
che vedete in foto prelevato da confezione integra del commercio,
composto dai seguenti semi in percentuali non riportate: Azuki verde,
Semi di girasole piccolo, Semi di girasole striato, Semi di girasole
bianco grande, Cartamo, Canapa, Grano, Grano saraceno, Avena, Scagliola.
Lo scopo dell’esame era quello di verificare le caratteristiche
chimiche e le loro quantità nel prodotto secco e successivamente in
quello germinato. L’esame preliminare sulle condizioni del campioneprima
di procedere a germinazione ha datorisultato negativo per zearalenone,
DON o vomitossina, ocratossina, aflatossine e T2 e pertanto da ritenersi
di qualità ottima e di eguale stato conservativo.Onde evitare possibili
inquinamenti del campione sottoposto a germinazione dovute a
contaminanti esterni (spore e batteri) presenti normalmente nell’aria
si è provveduto ad immetterli in ambiente controllato asettico a
temperature di 20°C. Il primo esame condotto è stata la determinazione
chimica dei componenti della miscela sul secco e, successivamente, sul
germinato. I risultati sono riassunti nella tabella sottostante e che
già da subito evidenzia le contenute differenze fra i valori dei due
stadi differenti (secco ed umido o germinato).
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
I valori sopra riportati evidenziano in particolare che il valore
proteico, che da molti viene definito già da solo strategico per
giustificare l’uso dei semi germinati, in effetti, si attesta ad un
modesto aumento (10% circa). Viene altresì notata una apprezzabile
diminuzione dei grassi presenti ed un aumento di meno di 3 punti per i
carboidrati. Già bastano questi pochi parametri ad evidenziare che il
passaggio di stato quiescente-germinato determina modeste e poco
significative variazioni tali da legittimarne l’utilizzo nello stato
germinato anche se la giustificazione è solo quella di una aumentata
appetibilità, rispetto al rischio concreto di insorgenze di
contaminazioni. Detto questo, si vuole ricordare che il valore delle
proteine nel periodo riproduttivo viene innalzato, normalmente, fino al
18-20% con la somministrazione di pastoncini ed altri cibi proteici in
aggiunta alla consueta dieta di semi secchi. Nel caso di questo campione
di semi, il germinato si attesta al 12,6% che da solo, evidentemente,
non assolve all’accresciuto fabbisogno del periodo e, quindi, ad esso
andrebbe associato, comunque, almeno un pastoncino secco che, di norma,
possiede già nella sua formulazione, la giusta ed adeguata percentuale
proteica occorrente. Ne consegue che mentre il secondo potrebbe essere
necessario per sopperire a carenze proteiche, il germinato, ammesso che
si somministri per questo motivo, non è strettamente necessario.
CONCLUSIONI
Le risultanze di queste analisi chimiche parlano chiaro; non esistono,
almeno stando a questi dati, quei tanto decantati e mai dimostrati
incrementi proteici e di altri elementi strategicamente importanti per
la dieta dei pappagalli. Quindi, se gli allevatori che utilizzano questi
semi germinati come scelta nutrizionale volessero continuare a
somministrare tale cibo, prendano coscienza del fatto che questo da solo
non risolverebbe il richiesto aumento proteico nel periodo di
riproduzione. Probabilmente aumenterebbero l’assunzione percentuale di
cibo, vista l’appetibilità maggiore rispetto a quelli secchi, ma
l’eccesso andrebbe in deiezioni maggiori e non nel gozzo dei nidiacei.
Se la scelta cadrà comunque su questa pratica, si provveda almeno ad
attuare tutte quelle cautele adeguate al caso, operando in ambienti non
contaminati ed utilizzando contenitori ed attrezzature sempre pulite e
disinfettate. Scegliere sempre dei prodotti in confezioni integre e non
sfuse e magari in contenitori ermetici che li proteggano dall’umidità.
In particolare controllate sempre le partite dei semi scartando tutti
quei miscugli che presentano cariossidi rotte o addirittura sbriciolate
che, come è intuibile, favoriscono l’attecchimento dei funghi.
Raccomandiamo preparazioni giornaliere del prodotto che dovrà essere
somministrato fornendo agli uccelli modiche quantità che possono essere
consumate in pochissimo tempo. Al termine di ogni somministrazione si
pongano gli oggetti che hanno contenuto i semi in ammollo in una
soluzione con disinfettante avvicendandoli con altri già disinfettati e
così via. L’abitudine poi, di mescolare i semi germinati con pastoncini
rappresenta, come più volte segnalato e sconsigliato, un ulteriore
rischio che molti sottovalutano e che risulta evidente dalla loro
interazione. I pastoncini secchi, infatti, potrebbero portare con se già
una carica batterica e micotica non indifferente che dipende in grande
misura dalla qualità delle partite di componenti conferite per la loro
formulazione (soprattutto gli sfarinati) nonché dal confezionamento e
conservazione. Da recentissime analisi di tre campioni di essi prelevati
dal mercato e provenienti da confezioni appena aperte si sono
evidenziati mediamente livelli sostenuti di contaminazione dovuta a
muffe, lieviti e batteri che, anche se rientranti appena nei parametri
di legge, rappresentano un potenziale rischio per il moltiplicarsi di
micotossine a causa della miscelazione con i semi germinati. Queste
ultime, si vuole ancora ricordare, hanno bisogno di un tasso di umidità
alto che è lo stesso di quello che determina la germinazione dei semi,
dato quindi che deve fare riflettere; il fattore che favorisce la germinazione è lo stesso che favorisce lo sviluppo di muffe e quindi micotossine.
Il Forum ringrazia l'autore per la gentile concessione dell'articolo
Re: SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Ciao Cris, Davvero, articolo molto interessante.
maki theotokatos- Senior
- Messaggi : 1398
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Età : 56
Località : Athens
Re: SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Sei un grande Cris,questo è un articolo troppo importante che fa capire tante cose.Ti ringrazio cosi come ringrazio Gianni per averci concesso le sue mirabili nozioni
massimo riva- Admin
- Messaggi : 15569
Data d'iscrizione : 08.12.11
Età : 58
Località : Lavagna(GE)
Re: SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Quando l'ho letto mi e' piaciuto tantissimo e ho pensato subito di condividerlo con voi,il ringraziamento va al Sig.Matranga per la sua disponibilita'.
Re: SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Un articolo molto esauriente, sicuramente nel mio piccolo cervello(quel poco che è rimasto) ha fatto pulizia...... un ringraziamento a Cristiano Ferrari ed al sign. Matranga
bobo- Senior Mod
- Messaggi : 7464
Data d'iscrizione : 13.12.11
Età : 52
Località : trento
Re: SEMI GERMINATI:CIBO PER GLI DEI? di Gianni Matranga
Molto utile!!! grazie!
Ivo Multipass- Senior Mod
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Data d'iscrizione : 11.12.11
Età : 65
Località : DESIO (MB)
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