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IL MERCATO DEGLI UCCELLI DI BARCELLONA
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IL MERCATO DEGLI UCCELLI DI BARCELLONA
Il mercato degli uccelli di Barcellona
di Linda Adam, Australia
Nell’Agosto 2003 per la prima volta presi coscienza del pieno significato del termine “catturato in natura”. Molti di voi si meraviglieranno della mia ignoranza, ma io sono entrata nel “mondo dei pappagalli” solo di recente (tre anni fa), quando acquistai in Inghilterra il mio primo pappagallo, un Cenerino di nome Jambo.
La cattura di questi animali, che considero tra i più carismatici ed intelligenti del creato, mi ha sempre disgustata profondamente, ma l’atrocità di quella realtà la compresi solo quando ascoltai le urla disperate di alcuni pappagalli di cattura che venivano venduti in un mercato all’aperto.
Durante un viaggio di lavoro in Spagna, scoprii “Las Ramblas”, il famoso quartiere del mercato di Barcellona nel quale è collocato “Las Ramblas Dels Estudis” o “I viali degli uccelli” descritto con questo nome dalla guida turistica sulla Spagna di Lonely Planet (pag.312) a causa del “cinguettio degli uccelli in vendita nel mercato”...Il “cinguettio” è voler romanticizzare le grida disperate di questi uccelli
Mi si spezzò il cuore nel vedere come l’essere umano possa cadere in basso pur di soddisfare il proprio egoismo e quello altrui. La gente che si aggirava nel mercato e che non conosceva il problema delle catture poteva essere indotta a pensare che quelli fossero Cenerini allevati in cattività, sebbene il loro comportamento (fobia verso gli uomini, grida continue, tentativi di nascondersi negli angoli della gabbia, forte stress e grida quando gli venivano allargate le penne delle ali) suggeriva ben altro.
Era uno spettacolo penoso e ripugnante. Alcuni Cenerini continuavano a nascondersi negli angoli delle gabbie o a “ringhiare” quando qualcuno si avvicinava loro per spiarli o per fischiare stupidamente a quelli che pensavano potessero essere degli splendidi pappagalli da compagnia. Faceva molto caldo e i pappagalli cominciavano ad ansimare. Le loro ciotole contenevano pochissima acqua sudicia ed esclusivamente semi di girasole.
Le condizioni disumane con le quali queste splendide e preziose creature venivano tenute erano inaccettabili.
I venditori contribuivano a peggiorare le sofferenze degli uccelli, smontando il mercato intorno alle 10 di sera. Questo significa che quei poveri animali erano esposti al pubblico per molto tempo, costretti a patire per 12 ore di fila una folla continua, il rumore del traffico, l’inquinamento e le sirene, e continuavano a subire il fracasso notturno nel momento in cui venivano rinchiusi per la notte.
Era una condizione violenta e innaturale rispetto all’habitat dal quale questi uccelli erano stati strappati, senza considerare che essendo i pappagalli animali che necessitano almeno 10/12 ore di sonno per notte il livello di stress doveva essere per loro insopportabile.
Per credere a ciò che accadeva quando i commercianti smontavano i banchi di vendita bisognerebbe averlo visto con i propri occhi. I pappagalli venivano ammassati e premuti dentro i chioschi - che si chiudevano a fisarmonica verso l’interno - insieme ad altri oggetti messi in vendita dai commercianti (gabbie, posatoi, semi, giochi, teche con iguana, altri uccelli, ecc.). Lo stato di semi-soffocamento provato da quegli animali era inconcepibile, per non parlare di quanto quella situazione favorisse la diffusione delle malattie. I pappagalli rimanevano premuti e ammassati in queste condizioni per tutta la notte, mentre vicino a loro rumoreggiavano gli ubriachi, il traffico rumoroso e l’ululato delle sirene, tutti ignari di cosa fosse stipato in quei chioschi cubici lungo il viale.
Fu un sollievo per me partire e lasciarmi tutto alle spalle, (anche se con una profonda amarezza e sfiducia nell’umanità), come lo fu la mia prima visita al Paradise Park Wildlife Sanctuary in Cornovaglia, che feci mentre tornavo a casa. Come era terapeutico vedere dei pappagalli felici e sani tenuti in condizioni ideali!
Credo fermamente che uno degli elementi chiave nella battaglia contro le catture dei pappagalli sia il divieto del loro commercio, ma come parte di in un piano d’azione che comprende:
1 Il divieto delle importazioni
2 La diminuzione della domanda
3 L’offerta di un’alternativa
Bisogna far raggiungere al pubblico una maggiore presa di coscienza sui vantaggi degli uccelli riprodotti in cattività rispetto a quelli catturati in natura, che bisogna imparare a riconoscere.
E’ necessario anche evidenziare che adottare un pappagallo è un impegno che durerà per tutta la vita e che convivere con questi animali richiede una pianificazione a lungo termine Chi cattura i pappagalli lo fa perché deve mantenere la propria famiglia in un paese devastato dalla povertà e dalla corruzione. Non potrebbe essere un’idea quella di offrire loro un’alternativa migliore alla cattura dei pappagalli in natura? Quello a cui sto pensando è una forma di collaborazione con il supporto di organizzazioni importanti come il Worldivision e l’Unicef - già attivi nel settore dell’educazione e della formazione delle persone in tutti i paesi del terzo mondo - in modo che quei paesi nei quali avvengono le catture diventino più autosufficienti, allentino la loro dipendenza economica dalle potenze industriali e non distruggano il delicato equilibrio del loro sistema ambientale.
E’ un’utopia? Non lo sappiamo, ma come per la maggior parte delle cose vale la pena tentare, soprattutto se questo significa proteggere delle creature preziose come i pappagalli!
di Linda Adam, Australia
Nell’Agosto 2003 per la prima volta presi coscienza del pieno significato del termine “catturato in natura”. Molti di voi si meraviglieranno della mia ignoranza, ma io sono entrata nel “mondo dei pappagalli” solo di recente (tre anni fa), quando acquistai in Inghilterra il mio primo pappagallo, un Cenerino di nome Jambo.
La cattura di questi animali, che considero tra i più carismatici ed intelligenti del creato, mi ha sempre disgustata profondamente, ma l’atrocità di quella realtà la compresi solo quando ascoltai le urla disperate di alcuni pappagalli di cattura che venivano venduti in un mercato all’aperto.
Durante un viaggio di lavoro in Spagna, scoprii “Las Ramblas”, il famoso quartiere del mercato di Barcellona nel quale è collocato “Las Ramblas Dels Estudis” o “I viali degli uccelli” descritto con questo nome dalla guida turistica sulla Spagna di Lonely Planet (pag.312) a causa del “cinguettio degli uccelli in vendita nel mercato”...Il “cinguettio” è voler romanticizzare le grida disperate di questi uccelli
Mi si spezzò il cuore nel vedere come l’essere umano possa cadere in basso pur di soddisfare il proprio egoismo e quello altrui. La gente che si aggirava nel mercato e che non conosceva il problema delle catture poteva essere indotta a pensare che quelli fossero Cenerini allevati in cattività, sebbene il loro comportamento (fobia verso gli uomini, grida continue, tentativi di nascondersi negli angoli della gabbia, forte stress e grida quando gli venivano allargate le penne delle ali) suggeriva ben altro.
Era uno spettacolo penoso e ripugnante. Alcuni Cenerini continuavano a nascondersi negli angoli delle gabbie o a “ringhiare” quando qualcuno si avvicinava loro per spiarli o per fischiare stupidamente a quelli che pensavano potessero essere degli splendidi pappagalli da compagnia. Faceva molto caldo e i pappagalli cominciavano ad ansimare. Le loro ciotole contenevano pochissima acqua sudicia ed esclusivamente semi di girasole.
Le condizioni disumane con le quali queste splendide e preziose creature venivano tenute erano inaccettabili.
I venditori contribuivano a peggiorare le sofferenze degli uccelli, smontando il mercato intorno alle 10 di sera. Questo significa che quei poveri animali erano esposti al pubblico per molto tempo, costretti a patire per 12 ore di fila una folla continua, il rumore del traffico, l’inquinamento e le sirene, e continuavano a subire il fracasso notturno nel momento in cui venivano rinchiusi per la notte.
Era una condizione violenta e innaturale rispetto all’habitat dal quale questi uccelli erano stati strappati, senza considerare che essendo i pappagalli animali che necessitano almeno 10/12 ore di sonno per notte il livello di stress doveva essere per loro insopportabile.
Per credere a ciò che accadeva quando i commercianti smontavano i banchi di vendita bisognerebbe averlo visto con i propri occhi. I pappagalli venivano ammassati e premuti dentro i chioschi - che si chiudevano a fisarmonica verso l’interno - insieme ad altri oggetti messi in vendita dai commercianti (gabbie, posatoi, semi, giochi, teche con iguana, altri uccelli, ecc.). Lo stato di semi-soffocamento provato da quegli animali era inconcepibile, per non parlare di quanto quella situazione favorisse la diffusione delle malattie. I pappagalli rimanevano premuti e ammassati in queste condizioni per tutta la notte, mentre vicino a loro rumoreggiavano gli ubriachi, il traffico rumoroso e l’ululato delle sirene, tutti ignari di cosa fosse stipato in quei chioschi cubici lungo il viale.
Fu un sollievo per me partire e lasciarmi tutto alle spalle, (anche se con una profonda amarezza e sfiducia nell’umanità), come lo fu la mia prima visita al Paradise Park Wildlife Sanctuary in Cornovaglia, che feci mentre tornavo a casa. Come era terapeutico vedere dei pappagalli felici e sani tenuti in condizioni ideali!
Credo fermamente che uno degli elementi chiave nella battaglia contro le catture dei pappagalli sia il divieto del loro commercio, ma come parte di in un piano d’azione che comprende:
1 Il divieto delle importazioni
2 La diminuzione della domanda
3 L’offerta di un’alternativa
Bisogna far raggiungere al pubblico una maggiore presa di coscienza sui vantaggi degli uccelli riprodotti in cattività rispetto a quelli catturati in natura, che bisogna imparare a riconoscere.
E’ necessario anche evidenziare che adottare un pappagallo è un impegno che durerà per tutta la vita e che convivere con questi animali richiede una pianificazione a lungo termine Chi cattura i pappagalli lo fa perché deve mantenere la propria famiglia in un paese devastato dalla povertà e dalla corruzione. Non potrebbe essere un’idea quella di offrire loro un’alternativa migliore alla cattura dei pappagalli in natura? Quello a cui sto pensando è una forma di collaborazione con il supporto di organizzazioni importanti come il Worldivision e l’Unicef - già attivi nel settore dell’educazione e della formazione delle persone in tutti i paesi del terzo mondo - in modo che quei paesi nei quali avvengono le catture diventino più autosufficienti, allentino la loro dipendenza economica dalle potenze industriali e non distruggano il delicato equilibrio del loro sistema ambientale.
E’ un’utopia? Non lo sappiamo, ma come per la maggior parte delle cose vale la pena tentare, soprattutto se questo significa proteggere delle creature preziose come i pappagalli!
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