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Malinois Waterslager
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Malinois Waterslager
massimo riva ha scritto:Malinois Waterslager
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Malinois waterslager o semplicemente Malinois è una razza di canarino da canto originaria del Belgio, dove veniva utilizzata dai minatori nelle gallerie per individuare eventuali fughe di gas.
Misura fino a 16 cm di lunghezza, il colore predominante è il giallo (intenso nei maschi, brinato nelle femmine) ma possono essere presenti pezzature verdastre sul capo.
Il canto è forte ed armonico, cantato a becco aperto, caratterizzato da periodi interrotti: conta toni che variano dallo scorrere dell'acqua (in virtù dell'utilizzo che se ne faceva: gli uccelli in miniera sentivano ed imitavano soprattutto il rumore dell'acqua che gocciolava; waterslager vuol dire proprio "suoni d'acqua") ai canti dell'usignolo, passando per le note rollate. Il malinois è in grado di intonare 12 melodie diverse:
Bellen
Bellrol
Bollende
Chorr e Knorr
Fluiten
Fluitrol
Klokkende
Onvorzieene toen (frasi impreviste)
Rollende
Schokkel e Waterschokkel
Staaltonen
Tjokken e Tjokkenrol
Woeten
A causa della vasta ed impegnativa gamma di suoni emessi, i giovani malinois hanno bisogno di tre fasi d'apprendimento del canto: assuefazione, perfezionamento, ascolto.
Alimentazione
Il protagonista principale nell'alimentazione del Malinois Waterslager è, senza dubbio alcuno, il ravizzone.
Questo esiste in due differenti varietà: una dolce, utilizzata appunto nell'alimentazione dei canarini, ed una amara, da non prendere in considerazione a tal scopo. Per scongiurare il rischio di causare ai volatili disturbi intestinali, a volte anche di una certa gravità, esso va somministrato necessariamente l'anno successivo a quello della sua raccolta.
Si presenta come un seme di piccole dimensioni, ricco di proteine e lipidi, per questo spiccatamente calorigeno ed ingrassante.
Assai spesso gli allevatori ricorrono ad un'estrema personalizzazione della dieta dei singoli esemplari, in particolare nel delicatissimo periodo dell'addestramento canoro; frequentemente si arriva a somministrare per cinque volte alla settimana solamente del ravizzone, integrandolo, per le restanti due volte, con una miscela di scagliola (50 parti), avena (10 parti), canapa (10 parti), niger (10 parti), papavero (8 parti), lattuga (6 parti) e lino (6 parti). In quest'ultimo caso, ancora maggiore importanza assume la somministrazione integrativa di un alimento come la mela.
Una miscela realizzata su misura in base alle esigenze tipiche di una razza da canto dovrebbe contenere 60 parti di ravizzone, 20 di scagliola, 5 di avena, canapa e niger, 3 di papavero, una di lattuga e lino.
Buona prassi sarà comunque sempre quella di adattare la dieta alle necessità dei vari periodi dell'anno e della vita dei soggetti.
Fondamentali si riveleranno il setacciamento e la ventilazione delle sementi, per eliminarne polveri nocive, e la loro conservazione in contenitori ed ambienti idonei, esenti da eccessivi tassi di umidità e ben areati. Non risulterà mai superflua una valutazione complessiva sull'aspetto dei semi prima di una loro somministrazione; questi si dovranno presentare assolutamente privi di muffe o parassiti.
Addirittura vitale, poi, l'accertamento che le sementi in questione siano ad uso aviario e, quindi, non trattate con sostanze tossiche.
Riproduzione
Rappresenta indubbiamente uno dei momenti in cui, più che in altri, l'allevatore ha la possibilità di intervenire direttamente sulle caratteristiche dei suoi esemplari. In effetti, per ottenere qualunque risultato nell'allevamento di una razza, è necessario predisporre un tanto paziente quanto affascinante lavoro di selezione.
La scelta degli esemplari da accoppiare deve tenere conto di innumerevoli fattori, ma sicuramente, innanzitutto, deve essere basata sull'accostamento di un maschio dalle ottime qualità canore ad una femmina derivante da un ceppo di altrettanto valore.
Nell'arco di una stessa stagione sarebbe opportuno non realizzare più di due o tre accoppiamenti per soggetto, onde evitare di provare eccessivamente i riproduttori.
Le femmine non dovrebbero svernare presso locali riscaldati, altrimenti si rischia l'insorgenza di uno stato di calore anticipato ed eccessivo, tale da mettere in dubbio le possibilità riproduttive dell'esemplare per l'intera annata.
Durante tutta la durata del periodo riproduttivo i volatili dovrebbero essere disturbati il meno possibile. Bisognerebbe evitare assolutamente il contatto con persone estranee ed anche un comportamento involontariamente insolito da parte dell'allevatore: il tentativo di non farsi notare potrebbe paradossalmente portare a movimenti cui gli esemplari non sono abituati, finendo per provocarne paura e nervosismo.
La temperatura dell'ambiente deve essere mantenuta nella media, possibilmente tra i 18 ed i 28 gradi, comunque mai sotto i 14 gradi. L'umidità deve restare nell'intervallo tra il 60% e l'80%.
Opportuno si rivelerà anche evitare che tuoni o lampi possano spaventare la coppia; una precauzione utile sarà quella di disporre nel locale una lampadina a bassissima luminosità, magari di colore verde, per aiutare la femmina a ritornare al nido qualora di notte dovesse esserne uscita, magari spaventata da qualcosa: una notte senza senza calore può essere fatale sia per un uovo in sviluppo che per un piccolo nato da poco.
Sarebbe giovevole evitare che l'accoppiamento avvenga troppo precocemente, altrimenti si incorrerebbe nel rischio di avere un periodo di imbeccaggio corrispondente a giornate ancora troppo corte, con conseguente riduzione del numero dei pasti per i piccoli.
Particolare attenzione va posta anche all'alimentazione della coppia e, quindi, dei piccoli. Prima della schiusa delle uova, ma mai nel periodo successivo e fino allo svezzamento quando è preferibile ricorrere all'osso di seppia, è indicata la somministrazione di guscio d'uovo e di grit in qualità di integratori minerali. Proprio nella fase precedente lo svezzamento si può anche provvedere alla somministrazione di sali minerali, di terra naturale e di carbone dolce, ottimo disinfettante intestinale.
E' consuetudine somministrare, assieme alla miscela di semi, un pastoncino all'uovo, dei bocconcini di mela, verdure, piselli e cetrioli, dei semi di papavero, a giorni alterni e con estrema moderazione. Proprio la mela, ed anche il suo succo utilizzato nella produzione dei pastoncini, ed il cetriolo risultano fondamentali per il loro potere preventivo nei confronti delle indigestioni dei piccoli, evento tanto più frequente in razze dalla spiccata selezione. Anche in considerazione del fatto che i nidiacei non hanno bisogno di cibo per il primo giorno di vita, essendo ancora impegnati nella digestione del tuorlo vitellino, sarebbe opportuno mettere a disposizione il pastoncino soltanto a partire dal secondo giorno; riprova ne sia il fatto che, spesso, si verificano indigestioni letali per la prole a causa di somministrazioni eccessive di cibo fluidificato a partire proprio dal primo giorno, evento a volte dovuto ad insistenti premure da parte di un maschio sovralimentante la femmina. Altre volte, invece, si può notare il rifiuto da parte di quest'ultima di servirsi del pastoncino; evento talmente sconveniente, viste le ottime proprietà nutritive di questo alimento, da poter definire un esemplare caratterizzato da tale atteggiamento come una cattiva nutrice e da poter giustificare una seria apprensione per le sorti della nidiata. Tentativi effettuabili per ovviare a questa situazione saranno la rimozione momentanea, per alcune ore, della miscela di semi ed eventualmente la bollitura dei semi stessi in acqua addizionata di una piccolissima quantità di bicarbonato, per una dozzina di minuti; si procederà così, dopo opportuna asciugatura, ad una somministrazione mediante una forma apprezzabilmente più digeribile.
Il periodo della riproduzione è senz'altro caratterizzato da una spiccata suscettibilità dei genitori e da una notevole fragilità dei piccoli; la sovrapposizione di questi fattori giustifica appieno la delicatezza degli equilibri che si vengono ad instaurare. Qualunque imprevisto potrà portare ad eventi irreparabili e spesso si sarà costretti ad interventi di emergenza, non ultimi l'allontanamento del maschio, lo spostamento dei nidiacei presso nutrici più esperte o presso nidi con fratellastri meno sviluppati e prepotenti, l'allevamento allo stecco.
Sicuramente molti dei piccoli non risulteranno vincitori nella loro lotta per la sopravvivenza; ma alcuni di loro, i più forti o a volte semplicemente i più fortunati, li scorgeremo all'improvviso in giro per la gabbia: l'uomo, che lo accetti o meno, è solo uno spettatore.
Il Malinois
Tratto da "Il Giornale degli Uccelli - Speciale Canarini - n.14 - Agosto 1998"
L'origine del Malinois è poco conosciuta; indubbiamente predecessore fu, oltre all'Harzer Roller, un canarino dall'ottimo canto, chiamato "Grande giallo" o "Grande Sassone". Questo canarino emetteva scarse note rullate ed il suo canto si avvicinava a quello dell'usignolo, con suoni d'acqua ed altre note facenti parte del repertorio canoro di questo uccello selvatico. Agli inizi del secolo furono ottenuti i primi stamm in grado di emettere i suoni d'acqua, con note attualmente scomparse nel Malinois moderno. Allora questi canarini venivano chiamati "Grande canarino giallo" quindi, intorno al 1912 Malinois (che deriva dalla città di Malines in Belgio) Waterslager (da Waterslag, che vuol dire mormorio d'acqua).
La prima associazione di allevatori della razza era stata fondata ad Anversa nel 1872, ma fu nel 1926, con la creazione della "National Bond van Belgie vorr Waterslager" che l'allevamento della razza subisce un fortissimo incremento, che continua ancora oggi. In Italia il Malinois appare intorno agli anni '60 del secolo, in particolare nella zona di Pescara. Da allora la razza si è diffusa uniformemente su tutto il territorio nazionale, anche se l'Abruzzo vanta ancora alcuni tra i migliori allevamenti.
Forma e colore sono simili a quelli del canarino di colore (normalmente il Malinois è giallo brinato), ma con maggiore lunghezza, probabilmente ereditata dal "Grande giallo".
L'allevamento non pone alcun problema e la rusticità della razza fa sì che spesso sia utilizzata come balia per altre più esigenti.
Sommariamente si può affermare che le melodie emesse da un buon cantore Malinois sono tredici. Tra queste ricordiamo la Klokkende che è un suono d'acqua scandito, la Bollende che invece è accelerato, la Rollende è un suono d'acqua rullato, Chorr e Knorr sono due rullate profonde, le Staaltonen sono suoni metallici, Fluiten sono i suoni di flauto, Bellen il suono di un campanello, le Belrol assomigliano al suono emesso da un campanello elettrico, Fluitrol sono suoni flautati prolungati.
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