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FARFARA (tussilago farfara)

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FARFARA (tussilago farfara) Empty FARFARA (tussilago farfara)

Messaggio Da Cristiano Ferrari Gio Dic 08, 2011 6:26 pm

Famiglia: Asteraceae

Nomi volgari:
Tussilagine, Tossilaggine comune, Fàrfara o Fàrfaro, Farfallone, Farfugio, Paparacchio, Farfaraccio, Piè d'asino

Etimologia:
Il nome generico proviene dalla fusione dei due termini latini "tussis" = tosse e "ago" = "agire su" e si riferisce alle proprietà medicinali della pianta; l'attributo specifico concide con l'antico nome latino della pianta (farfarum).

Morfologia:
Pianta erbacea perenne, dotata di un grosso rizoma carnoso coperto di scaglie che si sviluppa orizzontalmente nel terreno fino a raggiungere anche i due metri di lunghezza. Dai rizomi, a fine inverno-inizio primavera e ben prima della comparsa delle foglie, spuntano scapi fiorali squamosi alti 10-30 cm. La farfara si riproduce sia per seme, sia per via vegetativa per mezzo del rizoma.

Fiori:
Ogni fusto porta un unico capolino composto da una quarantina di fiori centrali (fiori del disco) tubulosi, anatomicamente ermafroditi, ma funzionalmente maschili, e da circa 300 fiori periferici (fiori del raggio) femminili e ligulati, con ligule lunghe e strette; tutti i fiori sono gialli; ricettacolo appena un po' convesso; involucro con squame lineari; caule eretto ad inizio antesi, poi inclinato o anche riflesso e pendente

Periodo di fioritura:
Febbraio-Aprile

Habitat:
Luoghi umidi e acquitrinosi, con predilezione per i terreni argillosi e con esposizione a nord; ai bordi delle strade, dove i fiori possono fuoriuscire dall'asfalto o dalla ghiaia pressata e compattata.
Ampio spettro altitudinale (da 0 a 2600-2700 m)

Proprieta' ed usi:
I boccioli e i giovani fiori sono tradizionalmente consumati freschi o cotti ed hanno un piacevole sapore anisato, che arricchisce le insalate. Anche le giovani foglie vengono consumate sia fresche in insalata che come aggiunta a zuppe e cotte come contorno. Devono essere lavate accuratamente prima di cuocerle, per eliminarne il sapore alquanto amaro. Dai fiori e dalle foglie, sia fresche che secche, si ricava un tè dal vago sapore di liquirizia. Le foglie fresche, tostate, possono venire usate come sostituto del sale. Il sottile rizoma può venire candito in uno sciroppo di zucchero.
Ciò detto è necessario aggiungere che è opportuno limitarsi nel consumo di questa specie poiché essa contiene, in misura variabile, alcuni alcaloidi tossici che possono danneggiare il fegato per accumulo. Per questo motivo essa rientra nella lista del Ministero della Salute per l'impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari.

Uso in ornitologia:

si forniscono i capolini sfiorniti,prima che si aprano i "soffioni";ottimo tonico e depurativo

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Cristiano Ferrari
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