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Verdone testanera
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Verdone testanera
Mauriziov ha scritto:Il genere Chloris negli anni ha subito varie collocazioni tassonomiche sino a confluire nel genere Carduelis; ciò è avvenuto perché nel tempo si è riscontrata una certa affinità genetica fra i Verdoni, i Cardellini ed i Lucherini, anche questi ultimi accorpati nel medesimo genere a scapito del tradizionale Spinus, declassato a sottogenere. Molti autori presumono che sia i Verdoni che i Cardellini provengano da antenati comuni, dei carduelidi primordiali da cui i primi si sono evoluti in epoche più remote ed i secondi in tempi più recenti. All’interno del sottogenere Chloris distinguiamo cinque specie tutte vicine tra loro: il VERDONE (C. chloris), il VERDONE DELLA CINA (C. sinica), il VERDONE DELL’HIMALAYA (C. spinoides), il VERDONE DEL VIETNAM (C. monguilloti, da alcuni sistematici considerato una sottospecie di C. spinoides), ed il VERDONE TESTA NERA (C. ambigua).
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L'interessato in questione,il verdone testa nera,popola le zone dell’Asia orientale quali: il Nord della Birmania, il Nepal, il Tibet, il Laos settentrionale, il Sud-Ovest della Cina e il Nord del Vietnam. Parzialmente migrante si sposta in piccoli gruppi durante il periodo invernale svariando fra montagne, pianure, margini di boschi e giardini.
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Ha una lunghezza di circa 13-14 cm.
Il maschio ha la testa tutta nera con infiltrazioni brune eccetto la gola che si presenta bruno giallognola; il collarino è giallo verdastro. Entrambi i sessi sono caratterizzati da un evidente disegno dorsale di colore nero che stacca dalla tonalità bruno verdastra del groppone. Il codione è verde oliva con la parte superiore della coda tendente al grigio; la coda è nera con i bordi dello stesso colore delle barre alari ovvero giallo intenso. Il petto e l’alto ventre si presentano bruni con infiltrazioni gialle a differenza della zona sottostante la cloaca (basso ventre) che è giallo opaco o biancastra. Le ali sono nere così come l’alula anche se quest’ultima è bordata da un giallognolo pallido; l’estremità interna delle remiganti (primarie, secondarie e terziarie) presenta delle orlature tendenti al grigio biancastro. Il becco così come gli arti è di colore bruno rosato.
La specie mostra un evidente dimorfismo sessuale: la femmina rispetto al maschio manifesta un colore generalmente opaco con tinte più smorte e il cappuccio (in alcune addirittura spezzato e poco regolare) è verde nerastro tendente al grigio. Va precisato che nella selezione di questo Verdone asiatico si dovranno preferire quelle femmine che più di altre evidenziano un cappuccio molto ossidato e un evidente disegno sul dorso e tra i maschi andranno scelti quelli con cappuccio nero brillante con poche o nulle infiltrazioni brunastre. I giovani hanno le parti superiori ampiamente striate di bruno scuro, il groppone è giallo opaco pallido e le coperture delle ali sono orlate di giallo brunastro. Le parti inferiori quali gola, ventre e fianchi sono striati di bruno e presentano un colore giallo opaco. Infine, il basso ventre è biancastro.
La riproduzione avviene nel mese di Aprile. In questo periodo gli uccelli si scindono in coppie e in un lasso di tempo abbastanza breve le femmine si accingono alla costruzione del nido che (come avviene per molti fringillidi) è costituito da radici, muschio, rametti e rivestito con peli, fibre vegetali e lanugini.
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La coppa è collocata su arbusti dal fitto fogliame o su grandi cespugli di conifere; le uova deposte sono mediamente quattro di colore celeste-biancastro picchiettate di bruno sul polo maggiore. L’incubazione dura tredici giorni, alla scadenza dei quali nascono i pulli ricoperti da un fitto piumino grigiastro. Entrambi i genitori si adoperano ad alimentare i piccoli nutrendoli con erbe prative e semi allo stato lattiginoso, I giovani testa nera al tredicesimo giorno dalla nascita escono dal nido e si rendono indipendenti dopo altri diciassette. Terminato il periodo riproduttivo, che consiste in due covate ed eccezionalmente anche tre (quando la stagione lo permette), ha inizio la muta.
Qui di seguito riporto l'esperienza di un allevatore con questo fringillide trovata sul web.
Esperienza di allevamento
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"La mia esperienza col Verdone testa nera ha inizio con due coppie di cattura, acquistate nel mese di Ottobre da un commerciante della mia zona, solerte importatore di fringillidi esotici. Gli uccelli portati a casa, ad una più attenta osservazione, si sono rivelati molto tipici e soprattutto docilissimi.
Sono stati sistemati per coppie in gabbie da 90 cm, preventivamente foderate ai lati con del nailon, onde evitare agli uccelli di ferirsi fra le sbarre, e collocati all’aperto.
L’alimentazione loro fornita si basa su di un misto di semi composto da: scagliola, perilla bianca, girasole nero piccolo, panico, cicoria, lattuga bianca , canapuccia e, in dosi minori, lino, avena e nijer. Inoltre, pastone di tipo secco tagliato con quello morbido nella percentuale del 50%, saltuariamente mela e lattuga e sempre a disposizione del grit unito a sali minerali in granuli e osso di seppia.
L’acqua per il bagno viene fornita almeno due volte a settimana anche nel periodo invernale. Solitamente non faccio mai uso di vitamine o altri integratori particolari e quando si avvicina il periodo della riproduzione, preparo i soggetti con del polline d’api mischiato al pastone (10% di polline per kg di pastone) con l’aggiunta di camelina sativa per una settima circa, e al contempo vario la miscela aumentando le dosi e aggiungendo quei semi più inclini a favorire l’ estro dei soggetti, come il papavero blu e la canapuccia. Voglio precisare che tutti i volatili del mio allevamento sono alimentati con miscele molto proteiche dove la percentuale della perilla bianca è abbastanza elevato; dico questo perché i soggetti sono sistemati all’aperto ed è fisiologicamente provato che un uccello per sopportare i rigori dell’inverno ha bisogno di bruciare calorie e queste vengono fornite dai semi ricchi di lipidi.
Il Verdone testa nera si può considerare un uccello piuttosto robusto e, a differenza dei nostri Verdoni indigeni, nel periodo autunnale non soffre di turbe intestinali ed è meno soggetto alla coccidiosi. Nella fase invernale sono rimasto sorpreso nel vederli svolazzare nella gabbia con piumaggio attillato senza risentire minimamente della temperatura abbastanza rigida, non dimostrando alcun problema neanche di fronte all’eccessiva umidità. Nonostante si tratti di soggetti dal facile mantenimento, come tutti gli animali, vanno mantenuti nel migliore dei modi fornendo loro l’optimum di cui si dispone, sia da un punto di vista alimentare che ambientale.
Trattandosi di uccelli di cattura e di fresca importazione, non avendo effettuato alcuna muta in gabbia, nutrivo seri dubbi sulle loro possibilità riproduttive, ma come i più temerari allevatori verso la fine di Marzo ho infrascato l’angolo alto destro del frontale della gabbia con piante finte e rametti di pino ed ho inserito il cestino di vimini da 10 cm. Il giorno 10 del mese di Aprile ho sorpreso una delle due femmine rivestire il cestino con juta, cocco e cotone, componendo una discreta coppa.
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Terminato il nido la femmina vi ha deposto quattro uova che ho preferito non sostituire con quelle finte per non disturbarla. Durante la cova il maschio non ha minimamente interferito, anzi era solito imbeccare la compagna sul bordo del nido mentre questa era accovacciata.
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L’atteggiamento molto pacato del maschio ne ha evitato la separazione dalla femmina; questo comportamento sereno si è poi manifestato anche negli altri maschi da me allevati, a differenza dei Verdoni indigeni sia ancestrali (soprattutto), che mutati (leggermente meno), i quali non si creano scrupoli a molestare le compagne alle volte sino a scondizionarle o a distruggere intere nidiate. Il corteggiamento, così come il canto, è del tutto simile a quello del Verdone europeo, l’unica differenza consiste nel timbro più acuto delle note emesse da quest’ultimo. L’incubazione dura 13 giorni e non si rende necessaria la speratura in quanto le uova feconde all’ottavo giorno circa assumono un colore più scuro. Alla scadenza di questo periodo sono nati due pulli e successivamente gli altri; dal momento che non avevo balie ho lasciato l’incombenza di allevare i piccoli ai propri genitori che così bene si erano comportati sino ad allora.
Per abituare i soggetti a nutrirsi dei vari alimenti necessari allo sviluppo dei nidiacei, ne ho iniziato la somministrazione prima della deposizione.
Alla nascita, ho alimentato gli adulti con uovo sodo (la mattina solo per la prima settimana) unito a del pastone secco, canapuccia bollita (per almeno venti minuti) e una fettina di mela; il pomeriggio dadini di semola (latte, uova e semola), nuovamente della canapa bollita e un po’ di lattuga. Non ho fornito insetti e sono riusciti a svezzare in tre covate 13 testa nera.
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A testimonianza della loro crescita regolare, preciso che intorno al quinto giorno ho inanellato i primi due nati e successivamente gli altri con anello di tipo A preventivamente mascherato con del cerotto; al quattordicesimo giorno hanno abbandonato il nido e intorno al trentesimo giorno si sono resi indipendenti.
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Una volta svezzati, gli uccelli sono stati sistemati in volierette da 120 cm ed alimentati con una miscela di semi con prevalenza di scagliola, con della canapuccia bollita (rinnovata due volte al giorno), spighe di panico, perilla bianca in una vaschetta a parte e saltuariamente mela e lattuga.
Per quanto concerne la seconda coppia, in quell’anno non si è riprodotta e la femmina si è limitata a portare per tutta la gabbia il materiale da nido senza mai decidersi a costruirne uno.
Una considerazione importante, anche se potrebbe sembrare scontata, sta nel fatto che i migliori soggetti nascono da genitori molto tipici; all’uopo andranno ricercate quelle femmine che più di altre manifestino un cappuccio evidente con disegno sul dorso molto marcato e una barra alare giallo intenso.
I maschi invece dovranno avere un cappuccio molto netto provvisto di nero lucido con la minima presenza di brinature come invece spesso accade. Un difetto ricorrente, riscontrato nei vari esemplari di allevamento, è la presenza di piumette acianiche che si localizzano soprattutto all’altezza del capo."
MUTAZIONI
Fra tutte le mutazioni di colore che possono esprimersi sul fenotipo del Verdone testa nera la più appariscente è sicuramente l’agata dove i soggetti migliori dovranno presentare un cappuccio nero lucidissimo privo di infiltrazioni brunastre con remiganti e timoniere molto ossidate dove dovrà spiccare la barra alare gialla intensa.
Il Verdone testa nera si presenta nella mutazioni bruno, agata, satinè (bruno+lutino); purtroppo il livello dei soggetti esposti non è eccelso e questo perché, come tutti sanno, queste mutazioni di colore sono state introdotte per travaso dal Verdone europeo (con ripetuti incroci sino a giungere all’R4) ed è per questo che partendo sicuramente da soggetti scadenti si sono generati C. ambigua di scarso valore espositivo. Uno standard per il Verdone testa nera mutato non esiste ma come avviene per il Verdone indigeno la regola è quella di ricercare nei soggetti affetti da alterazione ereditaria del piumaggio la massima saturazione delle melanine residue. Nell’agata (quando agisce sul tipo ancestrale) ad esempio è richiesta la forte carica di eumelanina nera su remiganti e timoniere con la forte riduzione di feomelanina.
Nell’isabella la feo deve essere ridotta il più possibile, anche se un residuo feomelanico di color beige chiaro si deve manifestare; questa mutazione, impropriamente detta, altro non è che l’interazione della mutazione agata con la bruno (nell’isabella, il gene “br” cioè brown e “rd” ovvero reduction, si trovano in posizione “cis”) dove il gene predisposto per l’agata ha il compito di ridurre la feo e diluire le melanine e l’altro, gene per il bruno, impedisce il completo ciclo di polimerizzazione dell’eumelanina nera che rimane brune. Nella selezione l’isabella trae vantaggio dall’utilizzo, al contempo, della mutazione satinè (bruno+lutino) in quanto i soggetti eterozigoti (isabella/satinè) sfruttando il rapporto di parziale codominanza delle due mutazioni (all’eliche tra loro) manifestano una riduzione più accentuata della feomelanina garantendo così una maggiore nitidezza del piumaggio. Tra le mutazioni recessive sesso-legate di tipo mendeliano va menzionata la lutino, dove lo standard è esplicito al riguardo, ribadendo la totale assenza di feo e eumelanina, con quest’ultima accettata in maniera poco percettibile (su timoniere e remiganti)
Tutte le informazioni sono state ricavate dall'articolo di Francesco Giacalone pubblicato sulla rivista Alcedo N° 29 - Settembre-Ottobre 2006[/b]
Ultima modifica di davide c il Ven Feb 10, 2012 10:43 am - modificato 1 volta.
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Re: Verdone testanera
Massimo Riva ha scritto:Scheda molto molto ben fatta,grande Maurizio!!
davide c- Senior Mod
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