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Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone

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Messaggio Da massimo riva Dom Mar 25, 2012 6:21 pm

Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone

Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone  Usignolo%20giappone%2003

L'Usignolo del Giappone è un uccellino originario dell'Asia orientale che, partendo da soggetti di allevamento posti in libertà, sta dando vita al di fuori del suo areale di origine a numerose popolazioni naturalizzate. Questo sta accadendo anche in Italia ed in Toscana. Per saperne di più viene proposto questo nuovo progetto che ha l'obiettivo di definire con maggior precisione la distribuzione della specie, valutarne la consistenza, descrivere l'habitat che frequenta, valutare se vi sono differenze distributive e di habitat stagionali.
Popolazioni consolidate di questa specie sono oggi presenti a cavallo delle province di Lucca e Pisa e di Prato e Firenze; ulteriori singole segnalazioni vengono dalle province di Siena (Murlo) e Grosseto (Punta Ala); non si esclude la sua presenza anche in provincia di Massa, dal momento che un nucleo ben stabilito è presente in Liguria, appena oltre il confine regionale.


Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone  Usignolo%20del%20giappone

L'Usignolo del Giappone frequenta ambienti con una folta copertura vegetale arbustiva e semi-arbustiva, generalmente in esposizioni fresche, dove si alimenta prevalentemente di invertebrati, bacche e frutti, che raccoglie sulla vegetazione e sul terreno. Sono note osservazioni realizzate presso boschetti di bambù (apparentemente in modo particolare per i dormitori), vegetazione ripariale, impluvi, roveti, che si sviluppavano in condizioni fresche ed umide.

Forma gruppi sociali composti da numerosi individui in inverno; in periodo riproduttivo sembra che le coppie nidifichino separatamente all'interno di home range che però si sovrappongono, mentre gruppi di qualche individuo sono osservati tutto l'anno.

Riconoscimento
Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone  Usignolo%20giappone%2002 Alla ricerca dell’Usignolo del Giappone  Usignolo%20giappone%2004

l'Usignolo del Giappone può essere molto difficile da vedere, ma è piuttosto vocifero; il fatto che i diversi individui del gruppo si richiamino continuamente e svolazzino nella vegetazione attira facilmente l'attenzione, soprattutto se contattati a breve distanza. Sono verdi con becco, petto e ali colorate. I maschi dovrebbero avere petto giallo-arancio e becco rosso di colore più vivido delle femmine. Nei giovani il becco dovrebbe essere più scuro, petto e colorazione delle ali più smorte e corpo più grigiastro.
Qui è possibile vedere alcuni video di Usignoli del Giappone in azione.
(notare la sagoma e la coda forcuta, spesso le sole cose apprezzabili nel chiaro-scuro della vegetazione).

Voce : sembra che il maschio possa produrre un canto variato in periodo riproduttivo, ed uno piuttosto semplice e stereotipato prodotto nel corso di tutto l'anno.
Altre vocalizzazioni includono differenti richiami, tra cui versi di allarme, talvolta dal suono aspro. Sia il canto che alcuni richiami possono superficialmente ricordare la Capinera

FONTE:COT-CentrOrnitologicoToscano
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Messaggio Da massimo riva Dom Mar 25, 2012 6:25 pm

Ciao ragazzi,ho messo questo articolo del Centro Ornitologico Toscano perche mi ha molto incuriosito ma anche un po preoccupato....non è che faremo danni con l'introduzione nel nostro territorio,di specie che provengono da altri Stati?E che ovviamente non sono migratorie....A voi i commenti
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Messaggio Da guanda80 Dom Mar 25, 2012 7:09 pm

io sono dell'idea che introdurre specie non indigene sia sempre un grosso rischio
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Messaggio Da bobo Dom Mar 25, 2012 7:53 pm

Caro Massimo è da tempo che questa situazione in italia sta dilagando per esempio sai benissimo che ho un secondo hobby che mi porta spesso a contatto con la natura anche in alcune regioni d'italia e spesso mi imbatto in specie non autoctone che a prima vista sembrano essersi integrate senza arrecare problemi sia alla fauna autoctona che al territorio ma poi approfondendo bene la ricerca si scopre che purtroppo ci sono gravi danni ti faccio un piccolo esempio, dalle mia parti un gruppetto di cacciatori non proprio esemplari ha immesso tra la fauna locale alcuni Mufloni che come ben saprete non fanno parte della fauna autoctona trentina, a prima vista l'animale è molto bello e caratteristico e si è integrato benissimo solo che andando a fondo in parole povere abbiamo scoperto che stanno facendo dei danni non da poco al bosco dove si sono stabiliti facendo incetta di qualsiasi germoglio che stia spuntando( in provincia di Vicenza ad Asiago hanno sterminato interi boschi) nel periodo invernale addirittura sono arrivati a recidere la corteccia degli alberi (perche naturalmente non ci sono germogli) che come ben saprete è proprio dove passa la linfa vitale per l'albero (pena la morte dell albero) potrei menzionarne altre di queste situazioni ma non servirebbe a niente, io credo che purtroppo non ci sia spazio per gli alloctoni appunto per i problemi seri che provocano alla natura e fauna in generale.
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Messaggio Da massimo riva Ven Mar 15, 2013 11:41 am

Ciao ragazzi,proprio in questi giorni mi è stata segnalata una presenza massiccia di colonie di Usignoli del Giappone sulle alture di Sestri Levante

Video fatto ad Asciano (PI), gennaio 2012

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Messaggio Da Mauro73 Ven Mar 15, 2013 11:44 am

Non si vede Massimo
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Messaggio Da massimo riva Ven Mar 15, 2013 11:47 am

Vi posto anche questo interessante articolo

uSIGNOLO DEL GIAPPONE, BENGALINO & CO:
ALIENI IN TOSCANA
luCa PuGlisi, erio bosi, iaCoPo Corsi, mauro Del sere, FranCesCo Pezzo,
Paolo sPosimo & DomeniCo VerDuCCi
Centro Ornitologico Toscano – CP 470 – 57100 Livorno (direttore@centrornitologicotoscano.org)
INTRODUZIONE
L’introduzione di specie esotiche è considerata un importante fattore di perdita della
biodiversità, ma anche una modalità di introduzione di malattie ed una causa di danni all’economia (Blackburn et al., 2009). Obiettivo di questo contributo è quello di
presentare un quadro aggiornato sulla presenza di tali specie in Toscana, evidenziandone le dinamiche e presentando alcuni dati sulla loro biologia ed ecologia.
MATERIALI E METODI
Sono stati analizzati principalmente i dati presenti nelle Banche Dati del Centro Ornitologico Toscano, costituiti dagli archivi informatizzati dei progetti di monitoraggio dell’avifauna regionale portati avanti dall’associazione (es., Arcamone et al.,
2007) e dall’insieme delle osservazioni compiute dai soci e trasmesse secondo un
apposito sistema elettronico (Tiengo, in stampa). Questi dati sono stati ulteriormente
integrati con osservazioni compiute da altri soggetti o già pubblicate e sintetizzate da
Arcamone & Puglisi (2006 e 2008) e con quanto riportato nella Check-List degli uccelli della Toscana relativamente agli anni post-1900 (Arcamone & Baccetti, 2004).
Lo stato di radicamento delle specie è stato definito secondo Andreotti et al. (2001).
RISULTATI
Dal 1900 ad oggi sono state segnalate 54 specie. I maggiori livelli di radicamento sono a carico delle seguenti specie:
Incerta alloctonia:
- Francolino Francolinus francolinus presente con una piccolissima popolazione in
Provincia di Pisa;
Naturalizzate:
- Cigno reale Cygnus olor; per questo taxon, la cui alloctonia è relativa alle popolazioni nidificanti, si hanno osservazioni di 1-12 individui in zone umide di tutta
la regione, ma la riproduzione avviene in quattro località ben distinte ed è in parte
sostenuta dall’uomo;
- Coturnice orientale Alectoris chukar presente con piccole popolazioni sulle isole
di Montecristo e Giglio;
- Fagiano comune Phasianus colchicus diffuso in tutta la regione e soggetto a continue immissioni a scopi venatori;427
- Parrocchetto dal collare Psittacula krameri per cui si hanno osservazioni sparse in
molte località della regione ma che si riproduce con tre (quattro?) nuclei di cui solo quello di Firenze pare di una certa consistenza e stabilità;
- Bengalino comune Amandava amandava e Usignolo del Giappone Leiothrix lutea,
il cui status viene illustrato più avanti;
Acclimatate:
- Anatra muta Chairina moschata, Vescovo dorato Euplectes afer (un nucleo rilevato negli anni 2003-06) e Maina comune Acridotheres tristis. Per queste specie è
nota la presenza di nuclei persistenti, la cui capacità di autosostentamento pare al
momento minima. Lo status della Maina comune viene illustrato più avanti.
Le restanti specie sono classificate come Acclimatate altrove (N = 13), Ripetutamente segnalate (N = 23), Segnalate (N = 6) e Estinte/eradicate (N = 2).
La distribuzione generale delle segnalazioni (numero di specie per particella UTM)
all’interno della regione rispecchia quella degli abitanti; non a caso l’origine della
maggior parte delle specie esotiche è da ricondurre a fughe/immissioni di soggetti
detenuti in gabbia o a scopo ornamentale (rispettivamente 29 e 17 specie).
Di seguito viene trattato in maniera più approfondita lo status delle tre specie con
dinamiche più marcate o che, secondo la letteratura, pongono maggiori problemi di
conservazione della biodiversità e di impatto economico (Global Invasive Species
Database, 2009).
Bengalino comune
Specie politipica distribuita originariamente in India e nell’Asia sud-orientale, ha
popolazioni naturalizzate in tutti i continenti. In Europa è presente oltre che in Italia
anche in Portogallo e Spagna. Segnalato in Toscana sin dagli anni ’70, senza tuttavia
dare luogo a popolazioni stabili, nella metà degli anni ’80 si è insediato con successo nelle aree palustri di Fucecchio e Massaciuccoli (Tellini Florenzano et al., 1997).
I dati raccolti documentano la progressiva espansione dell’areale che oggi riguarda
tutta la Toscana nord-occidentale, sebbene sia frazionata in relazione alla disponibilità di habitat. Questo è rappresentato da paludi con estese formazioni ad elofite, in
particolare Phragmites australis, e dalle circostanti aree agricole su terreni bonificati
(Fig. 1). Non vi sono sostanziali differenze tra la distribuzione in periodo riproduttivo e nei restanti mesi, sebbene sia osservato più frequentemente al di fuori delle
aree palustri in inverno, quando frequenta anche i corsi fluviali. Nei mesi invernali
la specie tende a formare raggruppamenti (almeno fino a circa 100 individui). L’attività di inanellamento a sforzo costante condotta nel Padule di Fucecchio (I. Corsi)
ha permesso di dimostrare mediante ricatture la connessione di questo nucleo con
quello di Massaciuccoli, anche con soggetti che si sono riprodotti in entrambi i siti, e
di raccogliere informazioni sulla biologia riproduttiva e l’ecologia. Il Bengalino comune è catturato a Fucecchio da aprile a novembre, disertando negli altri mesi l’area
della stazione di inanellamento; uccelli con placca incubatrice evidente e cloaca prominente sono osservati prevalentemente in luglio e agosto (metà giugno-metà set-428
tembre) mentre i giovani compaiono in settembre (agosto-ottobre, catture isolate in
novembre). Nei mesi primaverili (maggio-giugno) il Bengalino comune è la seconda specie più catturata dopo la Cannaiola comune Acrocephalus scirpaceus, analogamente a quanto già rilevato dieci anni fa (Sposimo et al., 1999). Nel complesso la
popolazione regionale può essere stimata nell’ordine di 250-750 coppie.
usignolo del Giappone
Specie politipica distribuita originariamente in un areale esteso dall’Asia sud-orientale alla Cina meridionale ed all’India nord-orientale, è naturalizzato in Giappone,
Isole Hawai, Spagna e Francia. Le popolazioni introdotte sono soggette a rapido incremento (Ralph et al., 1998; Male et al., 1998; Eguchi & Amano, 2004; Dubois,
2007) ed in alcuni casi alla loro espansione ha fatto seguito una marcata riduzione
(Male et al., 1998; Simberloff & Gibbons, 2004; Blackburn et al., 2009).
La specie è stata rilevata per la prima volta alla fine degli anni ’90 lungo la valle del
Serchio; negli anni successivi si è accumulato un numero crescente di segnalazioni
provenienti da due aree distinte, tra le province di Lucca e Pisa la prima, tra quelle
di Prato e Firenze la seconda (Fig. 2); singole segnalazioni provengono anche dalle
province di Grosseto e Siena dove tuttavia è dubbio che esistano popolazioni in grado di sostenersi.
Non vi è una differenza significativa nella distribuzione in periodo riproduttivo ed
invernale, sebbene in questa fase la sua diffusione appaia più discontinua e raggruppata. In entrambi i periodi viene osservato in aree collinari con pendenza intermedia
(declivi fino a 30°) fino ad oltre 700 m di quota, con maggior numero di osservazioni
al di sotto dei 400 m. In queste aree frequenta zone con folta copertura arbustiva su
terreni freschi ed umidi e spesso è limitato agli impluvi o ivi fortemente concentrato.
Lo si rinviene facilmente presso formazioni di bambù (fam Bambuseae); in particolare in inverno sono stati riscontrati dormitori con oltre 100 individui in tali formazioni e in macchie di allori (Laurus nobilis) con portamento arboreo.
In base ad osservazioni e dati di cattura, la nidificazione avviene tra maggio e agosto. Al riguardo i dati sono i seguenti: individui con placca incubatrice sviluppata
(sebbene questa appaia talvolta di difficile interpretazione) e cloaca prominente già
alla fine di aprile, costruzione di nidi in maggio, nidiacei imbeccati ancora in agosto
e giovani con ossificazione cranica in corso, ma muta delle primaria in fase molto
avanzata, in settembre.
Raggruppamenti vengono osservati nel corso di tutto l’anno: essi sono dovuti ad un
chiaro gregarismo invernale, mentre in periodo riproduttivo potrebbero essere ricondotti sia alla costituzione di semi-colonie che alla concentrazione in alte densità negli ambienti più idonei.
Se ne stima una consistenza tra 200 e 1000 coppie, sebbene tale valore minimo sia
probabilmente prudenziale. Si ritiene inoltre che il suo areale sia ancora non del tutto noto, oltre che soggetto ad un chiaro dinamismo, perché la distribuzione discontinua anche a piccola scala, la frequentazione di ambienti banali e la produzione di 429
vocalizzazioni che possono generare confusione con specie diffuse, non facilitano il
rilevamento dell’Usignolo del Giappone. Soggetti catturati in provincia di Firenze
sembrano mostrare i caratteri della sottospecie L. l. calypiga.
Maina comune
Originaria dell’India e del Medio Oriente, è stata introdotta in numerose località del
mondo; popolazioni vitali sono segnalate in numerosi arcipelaghi ed in Australia,
dove la Maina comune è riportata entrare in competizione con specie native e causare danni all’agricoltura (Global Invasive Species Database, 2009). Sono note alcune
segnalazioni per gli anni 2004-07 nell’area compresa tra il lago di Massaciuccoli e la
città di Livorno, dove la specie si è certamente riprodotta negli anni passati, sebbene
non si abbiano dati che indichino la regolarità del fenomeno e/o l’accrescimento numerico di questo nucleo, la cui persistenza dopo il 2007 è addirittura dubbia. È noto
anche l’insediamento di un nucleo di Maina degli argini A. ginginianus presso Pisa
nel 2003, non più segnalato in seguito.
CONCLUSIONI
Tra le specie esotiche che hanno popolazioni riproduttive in Toscana, Francolino (la
cui alloctonia peraltro è ritenuta incerta; si veda al riguardo Baccetti, 1992), Cigno
reale e Coturnice orientale non hanno al momento fatto registrare chiari incrementi
numerici o di areale; il Parrocchetto dal collare non ha finora mostrato un’evidente
Fig. 1. Areale del Bengalino comune in Toscana.
Fig. 1. Areale del Bengalino comune in Toscana.
Fig. 2. Areale dell’Usignolo del Giappone in ToFig. 2. Areale dell’Usignolo del Giappone in Toscana.430
tendenza espansiva ma si è recentemente consolidato a Firenze e appare necessario
monitorarne la dinamica con attenzione.
Il Bengalino comune è ben radicato; esso tuttavia è ecologicamente confinato e ad
oggi non vi sono evidenze significative di un suo impatto sulla comunità nativa. Nel
padule di Fucecchio, dove era già abbondante dieci anni fa (Sposimo et al., 1999),
non pare essere significativamente aumentato.
L’Usignolo del Giappone, nonostante la sua presenza sia relativamente recente in
Toscana, risulta ben radicato. Esso frequenta ambienti largamente diffusi e quindi ci
si può attendere una sua ulteriore e forse rapida espansione. Il suo impatto sulla comunità nativa, altrove risultato inconsistente (Amano & Eguchi, 2002a, 2002b), non
è al momento noto e dovrebbe essere oggetto di specifici approfondimenti, così come un suo eventuale impatto sulle attività economiche.
Diverso è il caso della Maina comune, il cui effettivo radicamento è al momento
molto dubbio. Per questa specie l’eradicazione delle popolazioni introdotte è la prassi gestionale più diffusa e raccomandata (Global Invasive Species Database, 2009) e
la sua fattibilità è certamente massima nelle fasi precoci di insediamento di una popolazione. Ad essa dovrebbe pertanto essere posta particolare attenzione, anche in
relazione al fatto che, insieme a due sole altre specie di uccelli, rientra nell’elenco
delle cento peggiori specie invasive (Lowe et al., 2000).


Fonte:http://www.centrornitologicotoscano.org/public/report/Esotici%20in%20Toscana.pdf
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Messaggio Da francoma Ven Mar 15, 2013 4:48 pm

Interessante sia il video che la scheda non so cosa dire ,anzi una si ,una volta i pappagalli verdi non so come si chiamano da noi in citta' non si erano mai visti adesso c'e' l'invasione a momenti sono + numerosi dei passeri il motivo?si sono ambientati bene non lo so spiegare
forse anche il cambiamento climatico....basta pensare a certi pesci che da noi non esistevano invece adesso penso che andando verso la tropicalizzazione succede questo sconvolgimento .
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Messaggio Da Graziano73 Ven Mar 15, 2013 5:24 pm

Dovrebbero essere Collari, Franco
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Messaggio Da sandro mauri Ven Mar 15, 2013 5:31 pm

Certo che vederli liberi così è molto bello non credo facciano danni come altri animali esotici Very Happy
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Messaggio Da Takala Ven Mar 15, 2013 9:25 pm

francoma sono parrocchetti dal collare, li ho visti quando venni lì un annetto fa. Il fatto che comunque non arrechin danno sta anche nel fatto che qui almeno, vi sono nemici naturali che tengono il numero contenuto.
Qui a spezia ci sono stormi di usignoli del giappone, di piccole dimensioni, e l'unico danno lo stanno arrecando nell'isola della Palmaria, dove stanno soppiantando le altre specie, ma li ci abitano solo due poiane.
L'anno scorso volevano dare il via libera per prenderli con le reti, ma gli animalisti non han voluto. Qualcuno però ci va a prenderli e a venderli agli allevatori
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